Lo scorso weekend, precisamente tra venerdì 9 e sabato 10 settembre, si è svolta la prima edizione del Festival Nazionale del Servizio Civile, in occasione del 50esimo anniversario dal riconoscimento dell’obiezione di coscienza ed istituzione del Servizio Civile. Il Festival, organizzato da C.N.E.S.C., ha visto la partecipazione di tutte le associazioni ed i movimenti facenti parte di una delle più grandi reti di enti di Servizio Civile in Italia e di moltissimi giovani.
Gli interventi di apertura del festival sono stati quelli di Damiano Tommasi, sindaco di Verona e Roberto Accorinti, ex primo cittadino di Messina, i quali hanno raccontato la propria esperienza di amministratori che promuovono la pace e la difesa dei diritti umani. Due testimonianze importanti, che ci ricordano come la via della pace e della nonviolenza non sia una scelta del singolo, relegata all’esperienza individuale, ma una decisione politica, che definisce il volto delle amministrazioni e delle persone che la percorrono. Momento a cui è seguito il panel “Come obiettare alla crisi climatica”, con gli interventi di Filippo Thiery, Federica Gasparro e Luciano Ventura, che hanno affrontato un dibattito sulla questione climatica.
A seguire, Mao Valpiana ha accompagnato Laura Milani, presidente CNESC e Marco Labbate, ricercatore dell’università di Urbino, nella riflessione sul tema dell’obiezione alla guerra. Marco Labbate ha illustrato la ricerca storica e di archivio che sottende a questo tema, ricordando che l’obiezione di coscienza si colloca nella storia dei diritti civili e che grazie all’esperienza di alcuni grandi personaggi, come Capitini, Pinna, Langer, si è reso possibile il riconoscimento della difesa della patria senza armi e quindi l’istituzione del Servizio Civile. Laura Milani ha ricordato poi l’esperienza dei Corpi Civili di Pace, promossi con la sperimentazione del triennio 2014-2016, i quali testimoniano che l’intervento dei civili nei conflitti è possibile e garantisce una modalità di intervento nonviolenta, caratterizzata dalla vicinanza ai civili e dalla scelta di non schierarsi con nessuna parte in conflitto. L’intervento ha sottolineato anche come sia importante che ciascuno di noi si assuma la responsabilità di vivere la nonviolenza nel quotidiano affinchè si possa debellare la cultura bellica ed onorare così l’art. 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra”. A tal proposito Mao Valpiana ha ricordato la proposta di Legge avanzata con la Campagna “Un’altra Difesa è Possibile”, con la quale si propone tra le altre cose, l’istituzione di un dipartimento di Difesa Civile, di un’Accademia per la difesa nonviolenta, la scelta di destinazione del 6×1000 in dichiarazione dei redditi alla difesa civile non armata e nonviolenta.
Di grande valore anche gli interventi mostrati a video: Carlo Rovelli, che riprende e sostiene le argomentazioni espresse dagli ospiti seduti sul palco del Festival, esponenti del Movimento Pacifista ucraino e del Movimento degli obiettori di coscienza russi. Ascoltare chi è in prima linea, indipendentemente dal lato in cui si trovi, ha dato ai presenti la possibilità di guardare il conflitto armato in corso da un altro punto di vista.
La serata di venerdì è proseguita con l’intervista doppia tra Mauro Biani, illustratore e vignettista, ed il regista Luca Vendruscolo, accompagnati da Rossano Salvatore, Vice Presidente di CNESC, in un viaggio nella loro esperienza di obiettori di coscienza. Il programma è proseguito con lo spettacolo “Coltivo una rosa bianca”.
Il sabato mattina il festival si è aperto per i volontari in Servizio Civile, ai quali sono stati proposti laboratori sul tema dell’obiezione. Vi è stato grande coinvolgimento e partecipazione da parte dei volontari e degli operatori degli enti presenti. Con i laboratori è stato possibile trovare un tempo in cui fermarsi e confrontarsi, attraverso lavori di gruppo, simulazioni e giochi di ruolo, teatro dell’oppresso.
Il sabato pomeriggio il Festival si è aperto con la partecipazione di Francesco Marchionni del Consiglio Nazionale dei Giovani, Giovanni Rende, Rappresentante Nazionale dei Volontari SCU e Feliciana Farnese, Ambasciatrice dell’Anno Europeo dei Giovani, i quali hanno sottolineato l’importanza della partecipazione dei giovani ad esperienze di cittadinanza attiva e difesa civile. Partecipazione che si garantisce attraverso la valorizzazione delle risorse e la definizione di fondi destinati a garantire in modo stabile e realmente UNIVERSALE, l’esperienza di Servizio Civile. Nella serata di sabato le giornaliste Rebecca Pecori, Cecilia Rinaldini ed Annalisa Camilli hanno raccontato la propria esperienza di osservatrici e testimoni nei conflitti, ricordando l’importanza di un’informazione oggettiva, capace di non schierarsi, raccontare il conflitto da tutti i punti di vista e soprattutto di dare voce alle persone che non possono raccontare la propria storia.
La serata è stata allietata da momenti musicali di grande valore culturale, come quello del Nardo Trio Quartet, che propone musiche dal mondo, fino al concerto finale di Piotta, a sua volta obiettore di coscienza e che con la sua musica ha richiamato al Giardino Verano un gran numero di persone, giovani e adulti.
Per entrambi i giorni il Giardino Verano è stato allestito con stand tematici, coordinati dagli enti CNESC, e la mostra fotografica “CoinVolti”, che racconta i volti e le sensazioni dei volontari in Servizio Civile all’estero prima e dopo l’esperienza. La presenza degli enti attraverso queste postazioni ha permesso di incontrare giovani e cittadini interessati ai temi della pace e della nonviolenza, distribuendo brochure, materiale divulgativo e dialogando con loro.
Il festival si è concluso con la consapevolezza che sia stata una bellissima occasione di incontro, confronto e festa con quanti credono nel servizio civile come strumento di partecipazione e costruzione della pace.
L’APPELLO ALLE FORZE POLITICHE
Dal palco del Festival la CNESC ha lanciato un appello alle forze politiche, ribadendo gli elementi imprescindibili del Servizio Civile: unicità, universalità e volontarietà. “Perchè il SC sia davvero universale – recita il Comunicato Stampa diffuso ieri dalla rete – è necessario lo stanziamento di fondi per garantire l’esperienza ad almeno 100.000 giovani l’anno, senza reintrodurre obblighi contradditori con la natura libera della partecipazione civica. E’ importante sottolineare la cornice valoriale del Servizio Civile Universale, che è finalizzato alla difesa civile, non armata e nonviolenta della Patria. È necessario fare una proposta alta e significativa anche in termini di tempo, che renda i giovani – assieme agli enti e alle istituzioni – protagonisti attivi di esperienze di solidarietà che nascono a partire dall’assunzione di un impegno personale e di una corresponsabilità. Ed infine dare continuità alla sperimentazione dei Corpi Civili di Pace, quale strumento specifico e insostituibile di prevenzione dei conflitti armati e della violenza e in azioni di protezione e di abbassamento della tensione alternative all’intervento armato”.
“Nella proposta di SCU della Comunità Papa Giovanni XXIII questo avviene attraverso la condivisione diretta, cioè attraverso un’esperienza di prossimità con quanti vivono l’esclusione, l’ingiustizia o qualsiasi forma di violenza” dichiara Laura Milani, Responsabile del Servizio Civile per la Comunità Papa Giovanni XXIII. “Lo stare a fianco diventa allora già una scelta nonviolenta, un primo passo per la promozione dei Diritti Umani, dell’inclusione, della solidarietà tra i popoli. E’ urgente investire in politiche di pace a tutto tondo – continua Milani – Mentre continuano ad aumentare le spese militari, si investe troppo poco nelle esperienze che contribuiscono a prevenire e trasformare i conflitti e a costruire una pace positiva, che non è solo assenza di guerra”.