Del Voedseltuin e della generatività

servizio civile estero

Scritto da Lucia Martini, Casco Bianco in Servizio Civile a Boxtel, nei Paesi Bassi.

Del Voedseltuin e della generatività sapevo gran poco prima di arrivare qui, nei Paesi Bassi. Sono due parole che ora, invece, significano molto per me: mi infondono fiducia e mi riempiono il cuore, sanno di giustizia sociale, seconde occasioni, solidarietà e sostenibilità.

Voedseltuin in olandese significa “giardino del cibo”, un bel modo per chiamare e intendere questo orto sociale che vede coinvolti due gruppi di persone: da una parte i volontari dell’omonima organizzazione e dall’altra il Reclassiring, un organismo periferico della giustizia riparativa.

I volontari sono la linfa vitale del progetto, coloro che maggiormente credono nella causa e si dedicano con gratuità e dedizione alla sua realizzazione: tutto il raccolto, infatti, è destinato interamente al banco alimentari, un ente benefico che ogni anno distribuisce cibo alle persone che versano in condizioni di marginalità e povertà. Le donazioni che arrivano al banco sono principalmente scatolame e alimenti secchi, per lo più prossimi alla scadenza o già scaduti; da questa istanza nasce la proposta e l’impegno del Voedseltuin di fornire verdure biologiche, freschissime e di ottima qualità a quelle persone a cui abitualmente sono destinati gli scarti dei nostri consumi.

La bellezza e la preziosità dell’orto, però, non risiedono solo nel fine ultimo del progetto, ma anche (o a parer mio soprattutto) nelle persone che, con il loro tempo e non poca energia, rendono tutto questo possibile. I volontari e le volontarie coinvolte nel progetto, infatti, hanno alle spalle storie e vissuti ingombranti, alcuni di sofferenza, altri di dipendenza, marginalità sociale e assistenza dai servizi. E poi c’è il Reclassiring, quel ramo della giustizia riparativa che vede gli autori e le autrici di reato restituire qualcosa alla comunità, rimediare al danno inflitto svolgendo lavori socialmente utili, significativi e generativi.

Venire all’orto, passare del tempo insieme, mettere a disposizione le proprie capacità a favore di terzi fa sentire vive tutte queste persone, parte di una rete solidale dove si respira a pieni polmoni la reciprocità che ci tiene unite. È proprio qui, al Voedseltuin, che colgo il senso profondo del concetto di generatività: un modo di concepire l’azione e di investire le risorse in attività che non si esauriscono in un consumo individuale, ma che diventano opere relazionali che generano maggior bene comune, fruibile a sempre più persone. È un circolo virtuoso, responsabile e solidale, dove l’azione è rigenerante per chi la compie (c’è chi sconta la sua pena e chi, nel prendersi cura della terra, un po’ impara a curare sé stesse) e generativa per chi ne coglie i frutti. Nel dare qualcosa agli altre, nel rimettere in circolo le risorse di cui si è a volte beneficiare, a prescindere dalla propria condizione fisica e sociale, c’è una forte valenza di autoaiuto che carica e riempie di fiducia le persone.

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