La Comunità Papa Giovanni XXIII ha preso posizione contro la decisione del Governo Italiano con il Decreto legge n.16 del 28 febbraio di inviare armi all’Ucraina, chiedendo di porre rimedio a questa decisione che può portare a conseguenza non prevedibili e drammatiche perché, come dice Papa Francesco, non si può dire no alla guerra alimentandola e armando uno dei due contendenti (o peggio ancora ad entrambi).
Assieme a questa, diverse le richieste della Comunità, tra cui il cessate il fuoco immediato e l’attivazione di interventi di aiuto umanitario e protezione della popolazione civile, e di impegnarsi per costruire una “neutralità attiva” ancorata al Diritto Internazionale ed alle Nazioni Unite.
Richieste che si uniscono a quelle del mondo pacifista, che si è ritrovato in piazza anche sabato 5 marzo nella manifestazione nazionale indetta a Roma dalla Rete Italiana Pace e Disarmo e da altre sigle nazionali per dire che bisogna subito cessare la guerra in Ucraina e che l’Europa e l’Italia devono trovare soluzioni politiche e negoziali, e non inviare aiuti militari.
La Comunità Papa Giovanni XXIII ha lanciato un appello per la pace, nato dai volontari di Operazione Colomba, il corpo nonviolento di Pace dell’ente e scritto insieme ad un gruppo di siriani con cui vivono dal 2013, in un campo profughi a Nord del Libano, a pochi km dal confine siriano.
Non si tratta solo di una dichiarazione di principio, ma un invito ad assumere ciascuno una responsabilità ad agire, indicando la propria disponibilità concreta a sostenere la costruzione della pace, ognuno secondo le sue possibilità.
L’art. 11 “L’Italia ripudia la guerra” è uno degli articoli su cui si fonda la legge che istituisce il Servizio Civile Universale, assieme all’art. 52, “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. Un servizio civile che nella sua forma volontaria ha appena compiuto lo scorso 6 marzo 21 anni e che nella recente riforma esplicita ancora più chiaramente la sua finalità, ovvero la difesa nonviolenta e non armata della Patria. Il mondo del Servizio Civile, quindi, non può che schierarsi contro la guerra in Ucraina, contro l’uso degli eserciti e contro ogni azione che possa alimentare l’escalation.
Invitiamo, quindi, tutti i volontari in servizio civile e tutte le associazioni che con noi condividono il lungo e paziente cammino per la costruzione della pace a sottoscrivere l’appello.
A breve dovrebbe uscire anche una Circolare, che permetterà di intervenire in modo flessibile e rapido per offrire aiuto e protezione alla popolazione civile ucraina e a quanti scappano dalla guerra, su modello di quella che due anni fa ha permesso di rimodulare le attività per rispondere all’emergenza Covid.
Un impegno importante da parte della Ministra Dadone, a cui però chiediamo di osare di più: di essere fedele ai valori su cui si fonda l’Istituto di cui possiede la delega e di fare il possibile per fermare l’invio di armi in Ucraina. Se vogliamo la pace, prepariamo la pace!