E’ stato pubblicato ieri dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale il decreto che dispone il finanziamento di programmi e progetti per almeno 71.741 operatori volontari. Il prossimo bando volontari verrà quindi presumibilmente pubblicato verso la metà di dicembre e, diversamente dai bandi degli anni scorsi, non dovrebbe essere caratterizzato da integrazioni e proroghe in itinere, che in passato hanno reso più complesso per gli enti programmare con sufficiente anticipo le azioni di promozione, rischiando di non fornire ai giovani informazioni chiare rispetto alle tempistiche.
Numeri importanti che richiamano il Dipartimento alla responsabilità di investire in modo significativo e strutturato in azioni di promozione dei progetti di Servizio Civile. Un investimento necessario non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi, affinché sia garantito da una parte un reale accesso all’esperienza da parte dei giovani, dall’altra che questo accesso sia arricchito dalla consapevolezza degli elementi che caratterizzano il servizio civile stesso. Una comunicazione che renda chiaro, in poche parole, che un anno di Servizio Civile è un’opportunità unica, diversa dal lavoro, dai tirocini formativi, dal volontariato, dagli stage, dallo studio ecc. tutte esperienze positive e legittime, ma diverse per natura e finalità dal servizio civile, appunto.
In un momento storico denso di difficoltà, di incertezze, di timori, è importante dire ai giovani che possono fare la differenza, attraverso un’esperienza unica, che restituisce la capacità di sognare, che li mette nelle condizioni di progettare il futuro, che li rende protagonisti di un cambiamento per sé e per le loro comunità.
Una responsabilità non solo per le Istituzioni, chiaramente, ma anche per gli enti. Se la proposta di Servizio Civile degli enti è fedele alla finalità e alla cornice valoriale di riferimento – nonviolenza, solidarietà, impegno civico,.. – allora per i giovani l’anno di servizio diventa una palestra di cittadinanza e un’esperienza di cambiamento personale e collettivo, un modello di ricchezza e inclusione capace di trovare soluzioni creative e innovative, favorendo la compenetrazione tra le persone, diventando un modello di relazione che vale per tutta la vita.
Numeri importanti, forse i più alti mai visti finora, grazie ai fondi del PNRR e ai risparmi derivati dai mancati avvii del bando 2021. E dal 2024 in poi, quando i fondi PNRR non ci saranno più? Una domanda che rimane aperta. Perché dall’incanto non si passi alla disillusione, è necessario che la prossima legge di stabilità preveda almeno 500 milioni annui per il servizio civile, solo in questo modo ci potrà essere una reale programmazione che abbia un certo respiro e che permetta al sistema di crescere.
I CORPI CIVILI DI PACE
Sempre nella giornata di mercoledì 23 novembre è stato pubblicato anche il decreto di approvazione dei progetti della sperimentazione Corpi Civili di Pace (CCP) depositati a luglio u.s. dagli enti, per 154 volontari da impiegare in aree di conflitto e a rischio di conflitto o post conflitto in Paesi esteri, di emergenza ambientale all’estero; di emergenza ambientale in Italia. Il bando potrebbe uscire contestualmente al bando ordinario, con possibili avvii in primavera.
Piccoli numeri, per una sperimentazione che ha un valore importante proprio per la sua finalità di sperimentare interventi di trasformazione nonviolenta dei conflitti, pur con diversi limiti legati a un paradigma della sicurezza da superare e a una certa discontinuità nella sua attuazione. Sarebbe veramente lungimirante se nella prossima legge di stabilità si garantisse continuità alla sperimentazione, stanziando almeno 10 milioni. Un primo passo, certo, perché oltre agli investimenti serve la volontà politica di investire su un modello di difesa civile e nonviolenta alternativo a quello militare, a partire da una valutazione della sperimentazione stessa ma anche dalla valorizzazione delle esperienze che la società civile ha saputo mettere in campo fino ad oggi.