La vida en el Wallmapu

corpi civili di pace Testimonianze

Scritto da Nicolò Segato, Corpo Civile di Pace a Valdivia nel progetto “CORPI CIVILI DI PACE 2022 – LA PROTEZIONE DEI CIVILI NEI CONFLITTI”

Diario dal Sur

Sopra di me i cieli interminabili dell’emisfero australe fanno da rifugio, le nuvole sembrano il risultato di un movimento accurato. Disegnano corpi e figure in movimento, così definite e precise, che è facile perdersi alla ricerca dei più disparati significati di queste forme: acquarelli color turchese e avorio che all’imbrunire si tingono di un rosa dolomia. Mentre l’occhio dello stupore si interroga sui significati di questi giochi celesti, il tempo sembra scorrere più lento a queste latitudini.

Le sorelle stelle vengono a salutare ogni notte, così come la regina indiscussa di queste terre, la Cruz del sur, è lì che gravita nell’oscurità, illuminando la via maestra e ricordandomi su che pezzetto di mondo sto camminando.

Scrivo queste parole nel bel mezzo del campo, in una casetta di campagna nel cuore dell’Araucania, la IX regione dello stato del Cile, una delle regioni più povere del paese, fortemente militarizzata e con la più alta percentuale di presenza di persone di origine Mapuche. I cani dei vicini abbaiano e giocano tra loro, mentre un gregge di pecore viene a brucare l’erba del nostro giardino. Ciascun elemento trova un senso e un ruolo nell’avanzare del tempo, mostrando all’uomo moderno che ogni tassello si incastra perfettamente in una quotidianità ancestrale, ma che continua ad esistere, a persistere.

La vita nel Wallmapu scorre seguendo regole antiche e per me, bianco occidentale, Corpo Civile di Pace con la Comunità Papa Giovanni XXIII – Operazione Colomba, si fa sempre più costante un tentativo di decostruzione mentale, spirituale per comprendere a pieno ciò che i miei occhi vedono e che il mio cuore incontra.

Mi trovo in Cile, nel cuore dei territori originari della popolazione autoctona Mapuche. Nell’esercizio di ribaltare il concetto di proprietà privata, nell’incontro costante con donne e uomini, comprendo sempre di più la lotta che queste comunità da migliaia di anni stanno portando avanti, contro uno stato moderno che, sempre più cieco, finge di non capire le proprie origini violando di continuo la libertà di un popolo di autodeterminarsi e di poter vivere nei territori a cui appartiene.

Il vile potere delle industrie estrattiviste, idroelettriche, forestali, figlie di un sistema socio-economico neoliberista continua imperterrito nel tentativo di cancellare una storia che, nonostante tutto, sceglie di resistere, continuando a lottare come ai tempi della colonizzazione spagnola e più in là, con la creazione degli stati di Cile e Argentina.

L’unico popolo indomo di tutto il sudamerica, ricorda a tutto il mondo il silenzio, la morte e il saccheggio delle terre ancestrali per mano del “progresso”, ma anche la resistenza, la coesione, i valori che uniscono e diventano lotta. La storia non può essere sradicata, i nomi degli uccelli, degli alberi, dei fiumi, come le storie de “los abuelos” non verranno dimenticate. Perché nella concezione mapuche, il territorio non è terreno, non è un fine economico, di produzione e ricchezza. I territori sono i sogni e gli spiriti degli antenati, sono acqua, aria, fuoco. I territori sono la rabbia covata nei secoli e il sangue che versa nel fango di queste terre.

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