Conflitto mapuche e discriminazione razziale
servizio civile esteroScritto da Carlo Mazzoleni, Casco Bianco in servizio civile in Cile a Valdivia
Il 3 dicembre scorso il Comitato delle Nazioni Unite per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale (CERD) – l’organo incaricato di monitorare il rispetto della Convenzione Internazionale sull’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione Razziale – ha pubblicato le proprie “osservazioni conclusive” sul rapporto periodico presentato dal Cile. Il rapporto è stato discusso durante la sessione annuale del CERD tenutasi a Ginevra, a cui hanno partecipato anche varie associazioni della società civile, sia cilene che estere, segnalando questioni particolarmente sensibili e presentando i propri rapporti scritti.
Dalle osservazioni del Comitato emerge chiaramente che in Cile sono ad oggi diffuse diverse forme di discriminazione razziale, radicate tanto nella società quanto nelle istituzioni, di cui sono principali vittime due minoranze etnico-razziali presenti nel paese: la popolazione migrante (composta da migranti, profughi e richiedenti asilo provenienti soprattutto da Venezuela, Perù e Haiti) e le popolazioni indigene. Il CERD ha fornito precise raccomandazioni alle autorità circa le misure legislative e le politiche da adottare per far fronte, ad esempio, all’insufficiente rappresentanza delle minoranze nelle istituzioni e il loro scarso coinvolgimento nella vita politica del paese (p. 8 e 14), all’inadeguatezza della legge contro la discriminazione razziale (p. 10) e alla diffusione di manifestazioni di xenofobia e discorsi d’odio a base etnico-razziale (p. 18).
In particolare, il Comitato ha dedicato grande attenzione alle discriminazioni razziali nei confronti della popolazione mapuche, la minoranza indigena di gran lunga più numerosa nel paese – stanziata per lo più nelle regioni centro-meridionali dell’Auracania e di BioBio – e coinvolta in un annoso conflitto politico, sociale e anche militare con lo stato cileno.