Moldavia, il paese più felice al mondo

volontariato europeo

Scritto da Enrico Giorgino volontario SVE nel progetto BEST: Building Essential Skills for Tomorrow presso l’associazione AVE COPIII in Moldavia

Sono passati poco piú di 6 mesi da quando, un po’ scettico circa il Servizio Volontario Europeo che stavo per intraprendere, mi preparavo a partire per la Moldavia. Questa esperienza mi sarebbe servita per imparare qualcosa di nuovo e nel frattempo continuare la difficile ricerca lavorativa nel settore dei diritti umani e della cooperazione internazionale. Nel tentativo di immaginare come sarebbe stato vivere in questo staterello della “periferia d’Europa” sconosciuto ai più, cercavo foto ed informazioni in rete. “Il paese più triste al mondo” fu la definizione che più mi colpì. Partii, con in cuore il desiderio di smentire tale spietata condanna.

Da Maggio e Settembre, i mesi in cui l’ho vissuta, la Moldavia è gialla di sole, granoturco e girasoli, verde come le sue morbide colline e marrone come l’acqua fangosa del Nistru e delle occasionali e profumate piogge quasi-tropicali (aumentate da qualche anno). Il giorno è di un caldo denso ma la sera è sempre piacevolmente fresca. I suoi sapori prevalenti sono il dolce del suo miele, dell’ospitalità e della timidezza e l’acido del vino casereccio e dei modi a volte spicci ma sinceri. La campagna è rigogliosa ed ingioiellata da semplici casette con giardini floreali, foreste, fiumiciattoli e laghetti. Chisinau è piena di parchi ed alberi che ombreggiano marciapiedi dissestati.

In città, la povertà (come l’abuso di alcolici) è visibile per le strade. L’insicurezza economica e lavorativa affliggono gran parte della popolazione; gli stipendi sono bassissimi e in molti sono costretti a lavorare a ritmi serrati per guadagnarsi condizioni di vita assai modeste. Ma le problematiche politiche e sociali sono innumerevoli. L’oggi difficile ed incerto affonda le sue radici in una terra che da secoli sembra in balia della storia. L’impressione é quella di un paese in cui nessuno si identifica o sembra credere, né guardando al passato né al futuro, spaccato, appena nato, da una guerra civile mai definitivamente risolta.

Quasi uno su quattro emigra. Tra chi resta, è forte la frustrazione per lo stato delle cose ed è facile trovare, soprattutto tra i giovani, il desiderio di partire. In Italia, destinazione preferita, di regola i moldavi si adeguano a lavori modesti, pesanti e sottopagati, a condizioni ingiuste e spesso irregolari. E’ raro incontrare qualcuno che non abbia alcun legame con l’Italia; sebbene molte persone possano raccontare storie di discriminazione ed abusi, in tanti prevale un sentimento di amore nei confronti del nostro come di altri paesi, fonti di speranza e destinazione di parenti, genitori, figli, amici.

In Moldavia sono tante le vite difficili, tanti a volersene o doversene andare, tanti ad essere completamente disillusi verso chi manovra il paese. Ma c’è anche una grande capacità di rispondere alle difficoltà, di sdrammatizzare, di accogliere ed amare il diverso. Penso di non avere mai sentito, in questi anni di vita vissuta in giro per il mondo, di ricevere una tale quantità di amore da un paese straniero, una generosità senza aspettative ed ipocrisia. Non potrei mai, quindi, trovarmi d’accordo nel definire la Moldavia il paese più triste al mondo. I mesi bellissimi che ho trascorso e l’immenso calore che ho ricevuto rimarranno per sempre parte di me, come uno dei periodi più sereni e felici della mia vita. Magari un giorno tornerò, in quello che rimane per me, un po’ per gioco un po’ per davvero, il paese più felice al mondo.