Crescere in servizio
servizio civile italiaScritto da Zeneb Taoufiq, volontaria del progetto di Servizio Civile Italia “2019 La casa sull’albero” presso una casafamiglia che accoglie minori in situazioni di disagio a Brescia.
Sono Taoufiq Zeneb, ho 21 anni e svolgo il servizio civile presso la Casa Famiglia Effatà all’interno del progetto “2019 La casa sull’albero” a Palazzolo sull’Oglio (BS), struttura che accoglie prevalentemente minori in situazioni di difficoltà e disagio. La mia giornata tipo è fatta di attività come ad esempio lavoretti manuali, aiutare i minori nei compiti scolastici e nelle giornate di sole andare al parco con i bambini e fare uscite in bicicletta. Sono attività e gesti quotidiani che permettono di vivere dei momenti di condivisione con l’altro e porre le basi per la costruzione di una relazione positiva e di fiducia. Mi sono spesso anche divertita a passare la giornata con i bambini perché hanno un mondo dentro e un modo di vedere le cose da cui noi potremmo trarre beneficio e imparare sempre di più.
Durante questi mesi ho avuto l’occasione di partecipare ad un’uscita con la Casa Famiglia a Montisola (BS) dove ho potuto vivere un’esperienza in un contesto diverso da quello in cui abitualmente svolgo servizio. È stata una giornata molto felice in cui abbiamo fatto un pic-nic in riva al lago e nel pomeriggio ho fatto un giro in bicicletta con uno dei ragazzi della casa famiglia. Successivamente abbiamo fatto il bagno nel lago e i bambini mi hanno mostrato i loro fantastici tuffi. In questa occasione i bambini hanno potuto vedermi sotto un’altra luce, come se facessi parte anche io della loro grande Famiglia.
Ho iniziato questo percorso piena di aspettative e buoni propositi, convinta fin da subito che mi sarebbe servito sia personalmente sia professionalmente, data la mia formazione nell’ambito sociale. Purtroppo, però, l’incombenza della pandemia legata al Covid-19 ci ha costretti a interrompere bruscamente il servizio civile e a procedere con la sua successiva rimodulazione. Questo ci ha comunque permesso di sperimentare nuove strategie di comunicazione, di metterci in gioco e imparare a relazionarci ‘’a distanza’’. Inoltre la conoscenza della Comunità Papa Giovanni XXIII e dei suoi membri è stata una scoperta, una Comunità dove la parola d’ordine è l’aiuto reciproco, dove le persone non vengono mai giudicate ma accolte e che offre la possibilità di cambiare, credendo nel cambiamento e nella forza della fede.
Quest’esperienza sta cambiando il mio punto di vista e la mia sensibilità in merito a temi come quello della disabilità e la realtà dell’affido familiare. Ad oggi, le storie di vita e le persone con cui sono entrata in contatto mi hanno arricchita e insegnato come si può fare tanto per gli altri con dei semplici gesti che possono fare la differenza. Inoltre è stata anche un’occasione di riflessione sul percorso di studi che ho completato in Scienze del Servizio Sociale e sulla figura dell’assistente sociale nell’ambito dell’affido familiare. Infatti, dal punto di vista formale, avevo già delle aspettative avendo studiato l’istituto giuridico dell’affidamento e la struttura delle case famiglia.