Un anno di Servizio Civile, tra lockdown, Consiglio dei Diritti Umani e persone senza fissa dimora

servizio civile estero

Scritto da Elisa Tomasetti, Casco Bianco in Servizio Civile a Ginevra presso la rappresentanza ONU della Comunità Papa Giovanni XXIII e la Capanna di Betlemme di Rimini, casa di accoglienza per persone senza fissa dimora

Elisa ha terminato in questi giorni il suo anno di servizio civile, iniziato con la formazione generale bruscamente interrotta dall’emergenza sanitaria causata dalla pandemia Covid-19 e continuato tra smarworking e condivisione diretta.

20 febbraio 2020, inizio del mio anno come Casco Bianco – 20 febbraio 2021, fine di questo anno pieno di emozioni riflessioni e condivisione.

Un anno strano, un anno caratterizzato da una pandemia globale, un anno in cui la  solidarietà internazionale è diventata fondamentale per: “leave no one behind“. Il mio periodo come casco bianco è iniziato con una bellissima formazione, interrotta bruscamente dall’avvento del Covid. Nel giro di qualche ora dopo 4 giorni di conoscenza dei nuovi ragazzi Caschi Bianchi mi sono ritrovata su un treno direzione casa… I pensieri erano tanti, positivi, fin troppo positivi e tutti speravamo/eravamo quasi certi che dopo poco avremmo potuto rivederci e finire il nostro percorso di conoscenza per partire poi per le nostre mete.

Purtroppo non è stato così, 5 mesi in smartworking (per fortuna il mio progetto mi ha permesso di fare questo), 5 mesi di zoom e di non condivisione e poi… E poi la bellissima notizia, si poteva partire per Ginevra, si poteva partecipare al Consiglio dei Diritti Umani in presenza, avrei potuto scrivere degli statement e avrei potuto addirittura parlare al Consiglio. L’emozione di quella giornata è davvero indescrivibile, mi sentivo nel posto giusto al momento giusto e stavo facendo la cosa giusta.

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