Conosci Casa Mondo? No. Allora ti spiego
volontariato europeoScritto da Louise Jaunet, volontaria ESC – European Solidarity Corps nel progetto WARM: World Acceptance Right of Migration presso Comunità Papa Giovanni XXIII
Casa Mondo, chiunque arrivi trova un posto, un’accoglienza calorosa. È certamente una casa di passaggio per molti di noi, ma durante il tempo in cui ci viviamo, troviamo una famiglia. Si tratta di conoscersi, ognuno con il proprio ritmo in base alla propria personalità. All’inizio ci si osserva un po’, perché ognuno di noi entra nella vita dell’altro. Quindi inizierà con un piccolo sorriso, una piccola frase, un piccolo gesto, uno sguardo o anche una partita a carte. E poi sarà l’inizio di innumerevoli piccoli momenti preziosi.
Casa Mondo è vivere insieme nei momenti belli e in quelli più difficili. È energia positiva con ogni persona. È vedersi evolvere l’un l’altro. Condividere la felicità degli altri. Scoprire nuove lingue.
È lavorare in soggiorno, sedersi accanto a te, senza la necessità di parlare, basta la presenza. È un’uscita quando ha nevicato e fare una battaglia di neve, quel momento di leggerezza, dove tutti ridono di cuore. È, la sera, sedersi in giardino a fumare una sigaretta e chiacchierare tranquillamente. Sono i compleanni festeggiati tutti insieme. Sono litigi che a volte si verificano ma svaniscono rapidamente. È una moltitudine di personalità che si completano, che si arricchiscono, che si confrontano, che si adattano. È mangiare piatti pakistani, italiani, africani, francesi, bengalesi, egiziani. È il piacere di cucinare insieme e di far scoprire le specialità dei nostri paesi, imparare a cucinare il pollo fritto, o anche i chapati (una piadina pakistana). È, la sera, bere un tchai, (il tè pakistano) spesso accompagnato da una fetta di torta. Sono delle piccole passeggiate digestive serali. Sono anche passeggiate durante le giornate per prendere una boccata d’aria fresca o per incontrare vecchi compagni di casa. Sono piccoli momenti di giorno, di sera, in cucina, in soggiorno, in giardino per chiacchierare. Sono sessioni di parrucchiere e barbiere a casa. Sono delle partite di cricket e ping-pong. Sono partite di scacchi, a volte online durante il lockdown. Sono partite di pallavolo che riuniscono quasi tutta la casa. Sono delle prese in giro perché la tua squadra avrà perso di nuovo a pallavolo. Sono giochi di carte in cui i ragazzi accetteranno di giocare un’ultima partita perché sanno che non ti piace finire perdendo. È andare a correre e mentre tu sei quasi in fin di vita dalla fatica, Nawaz corre tranquillamente facendo una telefonata e solo quando arriva a casa ti dice “Ci fermiamo?”. È mettere la musica in cucina e ballare. È un misto di così tante lingue. È la richiesta di tanti piccoli aiuti che chiederai o ti verranno richiesti. È guardare Titanic tutti insieme perché è una bellissima storia d’amore. È organizzare attività o gite in spiaggia e finire per scattare un centinaio di foto. È mangiare tutti insieme la sera, avere la bocca in fiamme le prime volte e poi abituarsi a godere tutti i nuovi sapori. È andare a scuola e imparare l’italiano insieme. È imparare l’italiano, l’arabo, l’eritreo, l’urdu, l’edo. È fare delle chiamate raggruppate per video durante il lockdown per sentirsi.
È condividere le incertezze, la fatica della situazione, le speranze. È stare insieme durante le feste religiose.
È sostenersi in attesa della fine del Covid.
Sono partenze felici, che annunciano nuovi arrivi.