Un nuovo inizio: tra irreale e desiderato

servizio civile estero

Scritto da Aurora Incitti, Casco Bianco in servizio civile in Albania, a Tirana.

“Mi sento sospeso”.

Questa è stata la risposta – esplicita o tra le righe – di molti di noi, ragazzi e ragazze, futuri Caschi Bianchi in molteplici paesi del mondo, quando ci è stato chiesto come ci sentivamo rispetto all’esperienza di Servizio Civile. Quando ci è stata fatta questa domanda ci trovavamo per la prima volta tutti insieme a San Marino per l’unica settimana di formazione in presenza, dopo due settimane di formazione online. Eravamo tutti un po’ spaesati, a tratti timidi. C’era chi si faceva coraggio, come me, per non scappare; chi invece con una battuta pronta si intrufolava nei discorsi comuni. Eppure, dopo le prime ore necessarie per rompere il ghiaccio, sentirsi a casa è stato facile. Se penso a quei giorni mi viene in mente un grande senso di appartenenza, dove il giudizio verso l’altro viene sospeso e la voglia di conoscersi e conoscere ogni minimo particolare di quello che sarebbe stato il futuro ci intrigava, entusiasmava e, allo stesso tempo ci faceva paura. Molti dubbi e curiosità sono stati sfamati, tanti altri ne sono sorti con il passare dei giorni.

Ho vissuto l’inizio della formazione – realizzata prevalentemente online a causa della situazione sanitaria attuale –  con grande fatica, a tratti simile ad un’agonia, contando i giorni che mancavano al nostro incontrarci di persona. Sarà la particolare situazione che ci troviamo a vivere, sarà che ci sentiamo un po’ tutti più lontani, sarà che le cose hanno fatto e, talvolta, fanno ancora fatica a prendere forma. Questo ha reso tutto meno tangibile.  La fatica di uno schermo a dividerci non ha aiutato a entrare dentro ciò che stiamo per intraprendere, è stato ed è ancora come trovarsi con un piede in Italia ed uno già oltre frontiera.

L’incertezza della situazione sanitaria, i ritardi nelle partenze a causa dei vaccini mancanti, il non poter abbracciare i nostri compagni di viaggio e la distanza fisica hanno reso tutto ciò da una parte irreale, dall’altra più atteso.

L’attesa di conoscersi di persona dopo aver immaginato i nostri compagni, l’attesa di avere notizie certe sul da farsi, l’attesa del continuo cambiare data di partenza, l’attesa dei biglietti aerei che finalmente sono arrivati …

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