Tra cambi di programma e nuove scoperte

servizio civile estero

Scritto da Alice Ferraglio, Casco Bianco in servizio civile in Cile a Santiago del Cile

Ho partecipato al bando per il Servizio Civile per il Cile perché fortemente interessata alla fase storica vissuta dal Paese in questo momento. Volevo vedere da vicino un processo rivoluzionario, assistere a un momento di cambiamento radicale della storia politica del Paese. Sfortunatamente, ad aprile ho appreso dagli esiti delle graduatorie che non rientravo tra i selezionati, per cui, dopo qualche settimana di malinconiche fantasie su ciò non avrei vissuto, al Cile non ho più pensato. Fino a un mercoledì di fine giugno.

Stavo lavorando e, in tarda mattinata, ho ricevuto una chiamata da quello che poi sarebbe stato il mio tutor per il servizio civile, in cui mi è stato detto che si erano liberate delle posizioni e che, se avessi voluto, sarei potuta partire come Casco Bianco. Mi viene comunicato che avrei potuto prendere del tempo per riflettere, valutare, sciogliere dei dubbi rispetto alla decisione che avrei preso. La verità è che non c’erano dubbi da sciogliere: ho accettato immediatamente, ancora incredula per l’opportunità.

La settimana seguente ho iniziato la formazione di gruppo, on line, che è continuata fino all’inizio di agosto. Gli incontri erano eterogenei: storia del servizio civile, statuto dei diritti umani, ruolo della protezione civile, presentazione dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII ecc.

Il periodo di formazione virtuale è stato intervallato da una settimana di formazione in presenza, a San Marino, in cui il gruppo si è incontrato e, mi sento di dire, si è effettivamente costituito. Lo schermo ha impedito che si creasse quel senso di appartenenza che fa del gruppo qualcosa in più di una realtà formale. Complice, sicuramente, l’impronta corporea dei laboratori in programma (teatro dell’oppresso, training fisico ecc.), qualche ora insieme è stata sufficiente per passare dal sapere di far parte di un gruppo al sentire di esserne parte.

Terminata la settimana di attività in presenza, abbiamo ripreso gli ultimi giorni di formazione on line per poi svolgere un periodo di formazione residenziale in una delle case-famiglia dell’associazione, in attesa di partire. L’esperienza residenziale in casa-famiglia ha uno scopo propedeutico: è un’introduzione allo stile di vita che adotteremo in Cile, dal momento che saremo ospitati in una delle strutture locali dell’associazione. In quel periodo ho avuto l’occasione di frequentare un centro diurno della Comunità, a Camisano, il Centro Primavera. Ho partecipato a laboratori teatrali, laboratori di ergoterapia, seguito una lezione di stampo montessoriano sull’origine dell’universo, aiutato a servire il pranzo, ballato. Per quanto breve, quest’esperienza ha cambiato il mio modo di concepire la disabilità, con la quale, fino a quel momento, non mi ero mai rapportata.

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