Gentilezza e generosità in luoghi inaspettati

servizio civile estero

Scritto da Daniel Di Nola, Casco Bianco in servizio civile in Cile a Santiago del Cile

Sono Daniel Di Nola e sono un Casco Bianco. Almeno fino al prossimo giugno. La mia esperienza di servizio civile finora è stata molto diversa da come me l’ero immaginata. Ma andiamo con ordine, perché fare chiarezza in questo periodo incerto è forse l’unico modo per mantenere un equilibrio.

Sono un ragazzo di 26 anni che ha terminato gli studi in Psicopatologia, una magistrale di Psicologia, ed ho sentito che era il momento di dare una svolta. Per questo ho cercato un progetto che mi potesse interessare nel bando del Servizio Civile Universale.

Ho capito che per me era arrivato il momento di sperimentarmi in un contesto diverso da quello in cui sono cresciuto e ho cercato di coniugare questa necessità con la possibilità di accrescere la mia esperienza clinica e di poter offrire un aiuto a chi ne avesse bisogno. Ma soprattutto credo che la motivazione più forte sia quella di conoscermi, conoscendo gli altri.

Dopo essermi candidato per un progetto di servizio civile caschi bianchi a Santiago del Chile, proposto dall’associazione Comunità Papa Giovanni XIII, ho aspettato con ansia l’esito del colloquio per sapere se la mia vita sarebbe cambiata con questa esperienza di un anno fuori. Scopro di non essere stato preso, di poco. Chiaramente deluso perché sentivo di aver investito emotivamente molto in questo progetto mi concentro su situazioni più pressanti ed incombenti come l’esame di stato per abilitarmi. Dopo circa un mese e mezzo ricevo la chiamata che sono subentrato, alcuni ragazzi a causa dell’incertezza visto il Covid avevano rinunciato. Decido di accettare.

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