Incontri che ti cambiano la vita
servizio civile italiaScritto da Sara Giannetti, volontaria in Servizio Civile a Pontremoli (MS) nel progetto “2020 Se mi dai la mano cresco”
Mi chiamo Sara e ho 21 anni, ho scelto di partecipare al bando di Servizio Civile per il progetto “2020 Se mi dai la mano cresco” perché l’ho trovato molto interessante e affine al mio percorso di studi, facendo scienze dell’educazione e dei processi formativi; ho pensato che fosse una grande opportunità non solo dal punto di vista personale ma anche professionale. Nella casa famiglia in cui svolgo servizio ci sono: una ragazza di 30 anni con sindrome di Down, una ragazza di 14 anni e un bimbo di 7 anni entrambi con disabilità grave, non nascondo che i primi giorni sono stati un po’ complicati non avendo mai avuto a che fare con questi tipi di disabilità, ma fortunatamente da subito la famiglia si è dimostrata molto paziente con me nel guidarmi e nel farmi sentire a mio agio.
La mia giornata tipo in casa famiglia inizia alle 14:30 e termina alle 19:30. Solitamente aiuto la ragazza più piccola a studiare e a fare i compiti, giochiamo tutti insieme a giochi da tavolo oppure creiamo altre attività divertenti, ad esempio molto spesso cuciniamo tutte insieme: è una cosa che ci piace molto fare e che ci diverte. Le accompagno a fisioterapia o ad altre attività che devono svolgere fuori casa; con la ragazza più grande visto che deve fare molto movimento spesso nelle belle giornate andiamo a farci delle passeggiate. Per quanto riguarda il bambino più piccolo, invece, sto con lui e gli preparo i pasti.
Riguardando la mia esperienza fino ad ora, posso dire che ci sono state sicuramente delle difficoltà soprattutto all’inizio che però sono riuscita a superare abbastanza velocemente grazie anche all’aiuto dei ragazzi stessi ma ci sono state anche tante soddisfazioni, vedendoli migliorare in qualcosa giorno dopo giorno.
Ad oggi sono a più di metà della mia esperienza, posso dire di ritenermi molto soddisfatta, in primis perché mi sento molto utile per loro e aiutare le persone meno fortunate di noi ti riempie il cuore di gioia, poi perché mi sto arricchendo anche personalmente, ho capito che molte volte diamo importanza a cose superflue e da loro ho imparato che nonostante tutte le difficoltà che possiamo avere non dobbiamo mai darci per vinti e sorridere sempre.
Ammetto che all’inizio ero un po’ spaventata soprattutto per il fatto di riuscire a conciliare il servizio con il mio ultimo anno di università, in realtà sin dal primo giorno sono stati tutti molto disponibili nel venirmi incontro per permettermi di fare al meglio entrambe le cose, ora posso dire che è un’esperienza che consiglierei a tutti, si creano dei legami bellissimi che sicuramente rimarranno tali anche dopo la fine del progetto, ci si sente parte di una grande famiglia ed è una sensazione bellissima.