Storia di madri e figlie. Storia di cambiamenti

servizio civile estero

Scritto da Virginia Mini, volontaria in Servizio Civile a Valdivia in Cile nel progetto “Caschi Bianchi Corpo Civile di Pace 2020 – Cile”

Pensate ad un Cile anni ‘70 e ad una bambina che viene abbandonata accanto alla porta di un orfanotrofio. Pensate che da quel momento quella bambina non troverà né una casa né una famiglia fino a che, molti anni dopo, viene trovata incinta per strada avendo perso il senso della realtà. Pensate che quel senso della realtà lo ha perso a causa delle ripetute torture e abusi ricevuti dentro i vari orfanotrofi che l’hanno vista crescere. Non si recupererà più, riuscirà a mantenere un equilibrio solo grazie all’aiuto dei farmaci.

La bambina diventa adulta, ha un compagno, anche lui abusatore. Rimane incinta e un giorno scappa mentre lui si sta facendo la doccia. Decide di abortire abusivamente ma viene trovata per strada in preda a una crisi e viene segnalata ai servizi sociali. Attraverso questo canale arriva poi in un centro protetto per donne e viene seguita durante la sua gravidanza. Man mano che i mesi passano lei si convince sempre più che vuole tenere quel bèbè, una femmina, le dicono. Lo vuole ma non può tenerlo da sola, non ne sarebbe in grado, non può prendersi cura di un piccolo essere vivente. Ecco che i servizi sociali le propongono un’alternativa: puoi restare con la piccola e vivere in un luogo protetto, accogliente, affettuoso… una casa famiglia.

La donna arriva con la sua piccola in una casa famiglia della Comunità, ancora non assume farmaci e inizia ad avere disturbi paranoici riguardo alla madre e al padre di casa famiglia. Più la bimba cresce e più sua mamma biologica le dice che non deve fidarsi di loro, non deve chiamarli ‘mami e papi’, loro sono cattivi, prima o poi scapperanno da lì per essere libere… La piccola, Carolina, cresce tra due opposti vortici: il mondo della mamma biologica e quello dei genitori che la hanno accolta e dei tanti altri fratelli, accolti come lei. Era difficile capire come mediare, cresce quindi come una bambina silenziosa e molto intimorita, soprattutto dalla figura del padre di accoglienza. La presenza di tanti altri bambini la tranquillizza però, le dà la serenità di quei momenti di gioco di cui tutti i bambini hanno diritto.

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