Un anno presso la comunità terapeutica di Maiolo
servizio civile italiaScritto da Gabriele Nanni, volontario in Servizio Civile a Maiolo (RN) nel progetto “2020 Un anno da sballo”
È passato ormai un anno dall’inizio del mio Servizio Civile… è tempo dunque di tirare le somme e parlare di questa esperienza che mi ha assorbito, rivelando lati di me che non mi erano del tutto chiari e mostrandomi come, nel rapporto con gli altri, posso donare il mio umile aiuto.
Soprattutto nella semplicità dell’ascolto si nasconde il contributo che credo di aver dato all’interno della Comunità Terapeutica di Maiolo, dove ho svolto Servizio Civile, quando i ragazzi hanno deciso di condividere con me le loro preoccupazioni, i loro sogni, le loro storie. Ho capito in quei momenti il vero valore del Servizio Civile, interpretando il mio ruolo al fianco degli ospiti come figura di appoggio, oltre ai piccoli compiti domestici della quotidianità. È in questo modo che il tempo passato insieme ad ospiti e operatori acquisisce valore, capisco ora il senso delle parole di uno dei formatori, Marco Angeloni, che ci parlò di un percorso comune da portare avanti nel quale erano tanto i ragazzi ad imparare da noi quanto noi da loro.
Stare a contatto con questo tipo di storie ha cambiato anche il mio modo di vedere la società… rifletto spesso sulle condizioni socio economiche che hanno portato i ragazzi a compiere certe scelte. Ciò di cui essi hanno estremamente bisogno è proprio un reinserimento all’interno di un contesto sociale sano che li spinga a trovare la loro strada. Nel mio piccolo sono riuscito ad organizzare settimanalmente dei calcetti coinvolgendo i ragazzi della casa, gli amici del mio gruppo sono stati da subito contenti che partecipassero anche loro ai nostri tornei.
Ci sono stati anche momenti difficili, in particolar modo durante i litigi tra gli utenti che talvolta capitano all’interno della casa. Con l’aiuto degli altri ragazzi e degli operatori abbiamo sempre posto fine al litigio.
La cosa più difficile per me è stato dover salutare chi lascia la casa. Varie persone sono andate e venute, qualcuno è persino partito in un momento in cui non ero presente. Spero che chi ha lasciato la casa contro il parere degli operatori sia comunque riuscito a trovare il proprio equilibrio al di fuori della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Il progetto che maggiormente mi ha coinvolto è stato quello della “scuola del sasso”, nel quale ho aiutato il promotore Giorgio Mezzini. Lo scopo è quello di portare i ragazzi alla riflessione e all’indagine di se stessi attraverso il mezzo della poesia. Ho scoperto in alcuni di loro delle doti nascoste che non credevo potessero avere.
Penso che questo anno di Servizio Civile non finisca per me il 25 Maggio, soprattutto questo ultimo progetto mi spinge a continuare la mia esperienza nell’ambito del sociale, magari facendone un mestiere per la vita.