Comunità Papa Giovanni XXIII… la mia bussola!

servizio civile italia

Scritto da Beatrice Salgarolo, volontaria in Servizio Civile a Lonigo (VI) nel progetto “2020 Paradisi artificiali”

Undici mesi è il tempo trascorso da quando ho iniziato il servizio civile e nonostante mi sembra siano passati anni, allo stesso tempo mi sembra volato.

Nel maggio del 2021 ho iniziato il mio servizio in sordina, inserita in un ambiente che a me risultava completamente nuovo e mai conosciuto prima, ovvero la comunità terapeutica San Daniele a Lonigo, in provincia di Vicenza.

Non ci ho messo molto ad ambientarmi perché all’interno della struttura ho trovato un team di operatori che mi hanno fatta sentire “a casa” sin da subito e anche gli utenti si sono subito abituati alla mia presenza.

Durante l’estate del 2021 ho avuto modo di fare molte esperienze insieme ai ragazzi della comunità, a partire dalle vacanze estive organizzate dalla struttura e i Campi di Condivisione (una sorta di campi estivi, durante i quali si affiancano persone con disabilità) ai quali ho partecipato insieme ad altri volontari del SCU e anche ad alcuni ragazzi della comunità.

Oltre a queste esperienze, nella vita quotidiana della comunità terapeutica ho svolto varie attività insieme ai ragazzi in percorso che mi hanno permesso di integrarmi bene nell’ambiente: attività quotidiane come la cucina, la cura dell’orto o il riordino degli spazi ma anche accompagnamenti a visite ospedaliere ed esterne alla casa. Spesso ho avuto modo di fermarmi durante le serate e per me è stato un grande gesto di fiducia da parte degli operatori.

Grazie alla Comunità Papa Giovanni XXIII ho avuto la possibilità di conoscere il mondo della tossicodipendenza e il contatto con i ragazzi della CT mi ha fatto capire quanto sia importante il percorso che stanno facendo e il ruolo della comunità in sé e degli operatori.

Ho conosciuto storie molto diverse tra loro, storie di rinascita e voglia di cambiamento che mi hanno resa cosciente del fatto che tutti meritano una seconda possibilità e tutti devono ritrovare una propria dignità e un posto in cui stare nel mondo.

Ho vissuto molti momenti di quotidianità che mi hanno fatto capire quanto a volte, con le cose semplici, si rende felice una persona.

Mi sono anche imbattuta in qualche difficoltà durante il mio percorso, ma ho avuto la fortuna di essere stata accompagnata dagli operatori che hanno attivato in me dei lati del mio carattere che non sapevo di avere, mi hanno capita e aiutata e per questo li ringrazio tanto.

Croazia

Il progetto a cui ho aderito prevedeva due mesi in una comunità terapeutica in Croazia. Il 26 ottobre 2021 sono partita da Ancona in traghetto e il giorno successivo, al mio arrivo, sono stata accolta dai responsabili della comunità terapeutica di Orah, una località a pochi chilometri da Vrgorac.
L’inizio è stato un po’ “difficile” perché i ragazzi dovevano abituarsi alla mia presenza, capire chi fossi e inoltre l’ostacolo della lingua è stato un po’ arduo da superare.
Poche settimane dopo dal mio arrivo, però, mi sono integrata bene all’interno della casa e ho instaurato un buonissimo rapporto sia con i responsabili che con i ragazzi.
In Croazia le attività quotidiane sono molto “casalinghe”: ci sono gli animali, il prato e il bosco circostante da curare e la cucina da seguire. Nelle serate svolgono varie attività ludiche come giochi, musica e visione di film.
Dal mio arrivo, in accordo con i responsabili, ho dato la mia disponibilità e ogni martedì sera insegnavo italiano ai ragazzi della comunità i quali erano sempre molto partecipi e interessati all’apprendimento della lingua.
Con questa esperienza ho avuto modo di conoscere una cultura diversa ma anche l’ambito della tossicodipendenza in un paese che non è l’Italia. Da questa esperienza mi sono portata a casa un bagaglio di conoscenza e ricordi.