Atti(mi) finali

servizio civile estero

Scritto da Aurora Incitti, volontaria in Servizio Civile tra Scutari e Tirana, in Albania, nel progetto “Caschi Bianchi Corpo Civile di Pace 2020 – Albania””

Voglio immaginare un albero. Un terreno, grande o piccolo, differenza non ne fa. Ma un terreno fertile, di sogni e di speranze.

Voglio immaginare una casa. Poi chiudo gli occhi e penso l’Albania. La immagino indietro nei pensieri, come la sognavo, come la rappresentavo: un baule in cui rinchiudere delle certezze ancora da inventare. Poi immagino una partenza, per un motivo che ho capito adesso, che sto alimentando giorno per giorno. Perché non è all’arrivo, ma proprio quando la partenza è vicina che il senso si fa concreto.

Voglio immaginare un albero con delle radici ben solide. Con un tronco forte, imponente. E immaginando questo tronco penso che le radici solide e quel terreno fertile abbiano fatto il loro lavoro. Penso alla delicatezza del mio corpo che si infrange contro la robustezza di pezzi posti uno sopra l’altro in un ordine non stabilito a priori, ma non casuale. Piuttosto causale. Penso alla mia mente che si fa portavoce di un pensiero nuovo, stabile e duraturo. E penso alla mente di quella ragazza partita quasi un anno fa. Come è cambiato il mondo, il mio piccolo mondo! È cresciuto insieme a me, ha raggruppato in sé persone, gesti e giornate di sole. Ma anche di pioggia.

Voglio pensare all’inverno. Del cuore e della mente. Una stagione non solo tangibile per i suoi rami spogli. Una stagione di letargo, può essere. Ma anche di costruzione e stabilizzazione. Penso anche a dei rami. Dei rami in fiore oggi e in frutto domani. Penso a chi ho incontrato in questo inverno e a chi è fiorito in questa primavera. Agli sguardi e alla complicità alimentata da piccole cose. Penso a chi lascerò e a chi ci sarà al mio ritorno. Penso alle lacrime che non avrei mai pensato di piangere ma so che caccerò fuori prima di salire su un aereo. E maledirò il giorno in cui credevo che rimanendo fredda o distaccata, non mi sarei legata a nessuno; ma dopo ringrazierò perchè proprio in quella freddezza si è creato un focolare a cui girare attorno, attraverso cui leggere la realtà per quella che è: relazioni. La realtà è relazione. E l’altro vuoi o non vuoi ti salva.

Quindi voglio pensare che se il terreno è irrigato ci sono i presupposti per fare nascere la vita. Voglio pensare che se il tronco è forte, si può crescere.

Infine voglio pensare che se le radici sono solide e profonde, allora quei rami  lunghi e potenti possono arrivare ovunque.

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