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servizio civile italia

Scritto da Arianna Valentini, Davide Barbieri e Lucia Zoffoli, volontari in Servizio Civile a Rimini e a San Savino di Montescudo-Montecolombo (RN) nel progetto “2020 Vivere la pace”

Gli uffici dove abbiamo svolto servizio civile in questi mesi si sono rivelati più e più volte delle finestre sul mondo, su situazioni di oppressione e ingiustizia, su conflitti, su diritti violati. Finestre e relazioni che ci hanno aiutato a guardare con occhi diversi la nostra quotidianità e a mettere le mani in pasta per cambiare le cose.

Davide, Condivisione tra i popoli

Mi ha molto colpito l’incontro di formazione che è stato fatto con Marco di operazione colomba, è stata una risposta alle domande che mi sono fatto la stessa mattina non sapendo che incontro sarebbe stato e i temi trattati, immaginando che sarebbe stato il solito nozionismo , invece ad oggi è stato ciò che di più importante ho fatto nella mia vita fino ad ora, mi ha cambiato; uno strumento fondamentale come persona quella formazione, penso che dovrebbe essere proposta nelle scuole in modo strutturale un educazione alla comunicazione non violenta, per prevenire i conflitti infatti bisogna partire dai singoli comportamenti quotidiani è quindi necessario crescere persone consapevoli ed educate alla comunicazione non violenta nei rapporti quotidiani solo così si potrà costruire la pace.

Durante il mio servizio mi ha molto colpito un tema molto importante, la malnutrizione, una piaga ancora viva che non ci scuote ancora in modo tale da agire per porne fine

Arianna, Operazione Colomba

La sede dell’Operazione Colomba raccoglie la sua storia: i primi viaggi nella Ex-Jugoslavia, le foto dei volontari, le locandine di tutte le iniziative organizzate, i premi ricevuti. Quando entri in sede capisci come la nonviolenza sia un processo lungo che ha bisogno di molto tempo e di molte persone per essere costruito. La sede è anche un luogo caro al quale ogni tanto i volontari e le volontarie dell’Operazione Colomba tornano, un punto di riferimento importante nelle loro vite, che molto spesso le ha cambiate drasticamente.

La sede però non è solo la custodia di trent’anni di storia dell’Operazione Colomba, ma un luogo abitato e vivo, dove si sperimenta, si sogna e ci si impegna ogni giorno per costruire alternative ai conflitti armati, ognuno con le sue capacità. I paesi in conflitto in cui Operazione Colomba si trova sono molti e spesso molto lontani, ma l’impegno per trasformare la violenza in qualcosa di costruttivo può partire anche da qui: un ufficio con quattro stanze e una striscia dei colori della pace.

Lucia, Ufficio obiezione e pace

Trascorrere questi mesi nell’Ufficio Obiezione e Pace e a CasaMondo, CAS della Comunità Papa Giovanni XXIII, mi ha fatto toccare con mano cosa significa costruire la pace.

Tra le stanze dell’ufficio si parla, si discute sull’attualità, ci si interroga, si propongono azioni e iniziative nonviolente, si fa informazione dal basso partendo dai racconti dei Caschi Bianchi su Antenne di Pace, si propone un modo diverso di stare sui social, di comunicare le proprie idee. Ogni parola è scelta con cura perché non sia offensiva o lesiva per nessuno, pur mostrando una posizione chiara, quella di chi è vittima di oppressione, e strumenti ben definiti, quelli della nonviolenza.

A CasaMondo la pace entra dalle porte sempre aperte, spalancate, accoglienti. C’è una quotidianità di lingue che si intrecciano, parole che stentano, gesti per spiegarsi e la semplicità che si fa strada per arrivare all’essenziale. È una casa che rende famiglia chi ci vive, ma anche chi ci passa e si ferma per poco.