Essere machi, Mapuche e donna

servizio civile estero Testimonianze

Scritto da Mariya Magdalena Predyova, volontaria in Servizio Civile a Valdivia nel progetto “CASCHI BIANCHI CORPO CIVILE DI PACE 2021 – CILE”

Vivendo in una società maschilista e patriarcale, facilmente ci si dimentica che nelle guerre, nelle lotte e nelle dittature, come quella di Pinochet in Cile, di fianco agli uomini ci sono sempre state, e tutt’ora sono presenti, molte Donne. Nella storia e nella quotidianità viene completamente negato il riconoscimento della presenza femminile, relegandola in continuazione a ruoli secondari, o spesso nel ruolo di vittime. Tutt’oggi continuo a non capire perché la donna non venga presa in considerazione e valorizzata in quanto tale, quando sappiamo che nella storia, nella scienza e nelle lotte più significative la protagonista è stata spesso lei, e continua ad esserlo.

Nella cultura mapuche si ha una cosmo-visione senza disparità di genere, basata su principi di uguaglianza e dualità. Sia uomini che donne partecipano in vari ambiti e con diversi ruoli intercambiabili: ad esempio le/i machi (coloro che intermediano tra il popolo mapuche e gli spiriti della salute, del benessere e della tranquillità) o le/i longko (le/i leader delle singole comunità). Nonostante questo, l’influenza del colonialismo si percepisce. Si è creata nel tempo una spaccatura più netta tra i ruoli considerati “femminili”, riguardanti il preservare la cultura e la conservazione delle pratiche della medicina mapuche, e quelli “maschili”, di guide della comunità, soprattutto dal punto di vista politico e di rappresentanza. I mapuche sono spesso discriminati dalla società civile, dallo Stato cileno, e non sono riconosciuti nella Costituzione del Paese, ma lottano quotidianamente per il riconoscimento  delle proprie terre ed identità culturale in quanto popolo nativo. In questa cornice le donne subiscono ulteriori discriminazioni, in quanto Donne, povere ed indigene. Sono loro, però, quelle che combattono giorno dopo giorno per l’educazione dei propri figli, per la cultura, la lingua, le terre e per preservare i doni della natura.

Ho avuto l’opportunità e la fortuna di conoscere una machi, Sandra, in una piccola comunità dell’Araucanía, da secoli zona di conflitto in Cile tra il popolo nativo e lo Stato. Sedute sotto al suo rewe (totem sacro mapuche che simbolizza la connessione con il cosmo, e sul quale sono appese bandiere di vari colori che rappresentano i sogni della machi) mi ha raccontato cosa significa essere machi, quali sacrifici comporta, e come viene considerata la sua presenza nella comunità stessa.

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