Scritto da Caterina Benassi, volontaria in Servizio Civile a Mulazzo (MS) nel progetto “2022 Sulla via del perdono”

Quando ho scelto di candidarmi per il bando di servizio civile al Pungiglione attraverso il progetto “2022 Sulla via del perdono” non sapevo bene cosa aspettarmi. Sì, avevo letto il progetto e conoscevo già la realtà, una vaga idea l’avevo, ma finché non passi a essere in prima fila non puoi vedere bene tutto.

Il Pungiglione è una cooperativa sociale, inserita nel contesto comunitario dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, che si occupa di apicoltura e nelle sue strutture ospita donne vittime di tratta, migranti, disabili e ragazzi che scelgono un percorso alternativo al carcere (in particolare si tratta di un CEC – Comunità Educante con i Carcerati – di terza fase). Il mio progetto di servizio civile è rivolto proprio a questi ultimi.

Fin dal primo giorno mi son sentita accolta da tutti e affiancata nel percorso che mi aspettava. Mi occupo di fare la spesa settimanale per i ragazzi accolti ma anche di prendere farmaci e gestire visite mediche. Molti dei miei compiti sono pratici: segnare le spese, farle, prendere appuntamenti, mandare mail…

Nella quotidianità settimanale, oltre a fare ciò sopra riportato, passo il tempo parlando con le persone accolte e soprattutto ascoltandole.

Durante questi primi mesi mi sono resa conto dell’importanza dell’ascolto: più di parole di conforto o consigli, è fondamentale a volte dimostrarsi disposti ad accogliere le parole, le paure, i desideri… di chi ti sta davanti.

Non sempre è facile costruire un rapporto di fiducia reciproca con i ragazzi, spesso c’è diffidenza e a volte manca un po’ di rispetto. Quando però si riesce a vedere un miglioramento o anche solo un’apertura, uno spiraglio, è una grande soddisfazione.

Una parte importante del servizio consiste nella partecipazione agli incontri di casa settimanali che si tengono il lunedì pomeriggio. Sono incontri che vengono svolti nella casa dei ragazzi, al CEC, ed è un modo per condividere vittorie e sconfitte, problemi o punti d’incontro della settimana. Le difficoltà sono tante, a volte anche solo comunicative, ma c’è sempre almeno una cosa bella da dire e da condividere.

La sera ci sono varie attività: visione di un film, incontro con un prete o con una psicologa… L’incontro che ho preferito è stato, per ora, quello che ha previsto la visione di un film, si trattava di “Grazie ragazzi”, una commedia drammatica diretta da Riccardo Milani che mostra in maniera esaustiva la quotidianità dei carcerati, le loro debolezze e i loro desideri. Ho trovato utile il momento di riflessione che ha seguito la visione del film: ognuno di noi ha condiviso sensazioni diverse a seconda del proprio vissuto.

Da quando ho iniziato il servizio ho visto ragazzi iniziare la scuola, calcio e altre attività, trovare lavoro, aprirsi, chiedere aiuto. Dopo quasi 7 mesi di servizio posso dire di essere parte di questa comunità, le persone accolte non mi vedono più solo come “la ragazza della spesa” ma come una di loro: sanno che possono contare su di me in quanto punto di riferimento. Dopo un primo periodo di conoscenza, sono riuscita a creare un rapporto sia con le persone accolte che con i responsabili, sento di fare parte di questa comunità, partecipo ai confronti, alle riunioni…

Mi ritengo molto contenta del servizio, nonostante la mia presenza solitaria (in quanto unica volontaria dell’unico progetto in Toscana) e nonostante alcune incomprensioni (riguardo l’organizzazione delle formazioni quindi non proprio legate al servizio). Lo consiglio a tutti i ragazzi e a tutte le ragazze che vogliono buttarsi in un’esperienza unica che ti fa crescere e ti cambia la vita in meglio. Grazie a questa opportunità sono riuscita a uscire dalla mia zona di comfort e conoscere persone speciali; è un’esperienza preziosa e importante che sta segnando in positivo la mia vita.