Sulla via del perdono

servizio civile italia Testimonianze

Scritto da Michele Ricci, volontario in Servizio Civile a Coriano (RN) nel progetto “2022 Sulla via del perdono”

È stato un anno intenso, ricco di esperienze, di formazioni, di scoperte, di amici, di persone belle, di difficoltà e paura, di gioia e felicità.

Mentre scrivo queste righe, il mio cervello prova a fare un film di tutto quello che è stato L’ANNO DI SERVIZIO CIVILE. Sono partito a maggio ’23 pieno di insicurezze, dubbi e paure riguardo al futuro, oggi vado via sempre con le paure ma paure positive. Paure derivate dal bagaglio enorme che questa esperienza mi ha lasciato e che andando avanti per la mia strada possa poter smarrire. Il Michele che ha iniziato servizio lo scorso anno certamente non è più lo stesso, in positivo sia chiaro. Me ne vado con tante certezze riguardo al dopo, riguardo a quella parola quasi mistica chiamata FUTURO.

Non so cosa posso aver lasciato in casa durante i miei 12 mesi, perché mi sono sentito sempre molto piccolo riguardo a tutto quello che mi circondava. Però posso dire cosa mi porto via. Mi porto via le sofferenze di ogni ragazzo che in questi mesi è passato, mi porto via anche i sorrisi, le chiacchierate fatte, gli incontri, i momenti comunitari, le preghiere della mattina e del pomeriggio, i giri con il furgone, fare i lavori con loro, il rapporto, come piace chiamarli a me, con i tre special: Marino, Graziano e Valerio. Mi porto via i confronti con Glauco, Giorgio, Paola, Mirella, Gianluca, Nicol e tutti i volontari/operatori con i quali ho avuto il piacere e l’onore di lavorare.

Stare in comunità mi ha insegnato tanto. Tante volte ai miei amici o ai miei genitori, dico che il percorso rieducativo l’ho fatto pure io. Ho avuto modo di potermi interrogare riguardo a dei miei punti di domanda che avevo in sospeso, mi ha aiutato a prendere di petto anche le mie difficoltà, mi ha insegnato a reagire, ma soprattutto ad amare incondizionatamente il prossimo, a prescindere dal sesso, religione, colore della pelle, reato.

Sembra quasi scontato dirlo, ma la frase che recita all’ingresso della casa “L’UOMO NON È IL SUO ERRORE” l’ho fatta mia più che mai, andare oltre al reato, guardare nel cuore della persona indistintamente.

Ci riflettevo oggi, un anno fa non mi sarei mai sognato di andare in giro con un ragazzo che ha commesso un omicidio. Oggi nel farlo quasi tutti i giorni, è una cosa normale, non lo vedo come “il serial killer” di turno, assolutamente, anzi guardo il buono che c’è nascosto sotto sotto nel suo cuore. E questo vale per ogni singolo ragazzo che ho visto in questo tempo. Ciascuno di loro mi ha insegnato qualcosa, e sembra forse un paradosso, ma è la realtà. Suona strano sentire che qualcuno ha imparato da persone che hanno commesso un furto o che spacciano. Per me è stato ed è così. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo, assimilo conoscenze teoriche e pratiche riguardo a qualsiasi cosa e questo è merito loro.

Il rapporto con i special è stato un qualcosa di strettamente emozionante. Un Marino che al primo giorno si affida totalmente per portarlo in bagno è un qualcosa che mi ha fatto piangere il cuore. Ma questo tutti e tre, ognuno di loro mi ha donato qualcosa e mi ha fatto vedere l’altro lato della medaglia che per tanto tempo non ho visto.

Faccio veramente fatica a mettere nero su bianco tutte le emozioni che sto provando in questo momento, soprattutto a due giorni dalla fine del servizio. So che sicuramente non finirà qui. A Glauco e Giorgio ho già detto che tornerò di tanto in tanto, perché un pezzo del mio cuore d’ora in avanti appartiene a Casa Betania.