Scritto da Irene Ballanti, volontaria in Servizio Civile a Fabriano (AN), nel progetto “Oltre la strada c’è la vita 2024”
Quest’anno di servizio civile è volato e posso dire che non avrei potuto fare scelta migliore che dedicare il mio tempo alla Comunità Papa Giovanni XXIII e alla casa famiglia tra le nuvole dove ho trovato una seconda famiglia.
Cercando qualcosa di dinamico e formativo, mi sono imbattuta nel progetto “Oltre la strada c’è la vita 2024” per caso, così ho scelto di mettermi in gioco e uscire dalla mia “comfort zone”. Inizialmente ero spaesata, poi pian piano non l’ho percepito più come un dovere ma come un grande piacere. Mi sono affezionata a tutti: dai grandi ai piccoli, ognuno con le proprie insicurezze, fragilità, esigenze e con un vissuto molto diverso dal mio. Ho assistito alla loro crescita e alla loro realizzazione personale, alle loro difficoltà, alle loro sofferenze e alle loro gioie. Qualcuno è arrivato, qualcuno è partito, ma non dimenticherò mai i sorrisi, gli sguardi, le risate e l’intesa che è nata in casa. Ringrazio tutti loro per avermi accolta e per avermi resa quello che sono oggi, un po’ meno timorosa, con una più elevata autostima e con lo sguardo rivolto verso l’altro e verso il futuro. Vi voglio bene.
Sicuramente lascerò a loro una parte di me, quella paziente, scherzosa e affettuosa. Porto con me un grande bagaglio, come fossi ritornata da un lungo viaggio. Essendo abituata al mio piccolo ambiente familiare, in questa per me nuova realtà ho imparato cosa significhi l’unità e la condivisione.
Fare servizio civile è un arricchimento personale dal punto di vista sociale, umano e di consapevolezza del mondo che ci circonda.
Non siamo solo noi a donarci, non è un qualcosa a senso unico ma si riceve anche tanto.
Vorrei dire a chi ha intenzione di fare questa esperienza che è necessario buttarsi perché solo così ci si accorge di quante cose non sappiamo, di quanti piccoli gesti si possono fare per migliorare il mondo e aiutare qualcuno.
Crescerete molto, vi renderà più responsabili, forse farete delle cose per la prima volta e imparerete a cavarvela, così da poter superare delle barriere e scoprire come qualcosa che inizialmente ci sembrava spaventoso possa diventare un’azione semplice e quotidiana.
In conclusione, quella con la Comunità Papa Giovanni XXIII è stata un’esperienza estremamente positiva che mi sento di consigliare ai giovani a cui dico: andate sempre oltre, non fermatevi mai alle apparenze perché ogni giorno incontrerete persone con una storia a voi ignota, che potrebbero aver bisogno del nostro aiuto per poi spiccare il volo. Approfondite e siate curiosi verso tematiche scomode per questa società, perché il cambiamento parte da noi, dobbiamo solo fare il primo passo.