Scritto da Clarissa Marconi, volontaria in Servizio Civile Regionale a Rimini nel progetto “INSIEME PER CRESCERE”
Nel corso di quest’anno di Servizio Civile a Casa Karibu a Rimini, sento di aver lasciato qualcosa di mio. Non solo nelle cose pratiche – ricette, suggerimenti organizzativi, piccoli accorgimenti quotidiani – ma soprattutto nelle relazioni, nei legami che si sono creati. Ho cercato, giorno dopo giorno, di esserci davvero: con la testa, con il cuore, con la mia presenza.
Credo di aver portato un po’ di leggerezza nei momenti pesanti, una parola gentile quando serviva, o semplicemente un gesto di cura, come cucinare qualcosa di buono o sedermi in silenzio accanto a qualcuno che ne aveva bisogno. Mi sono messa a disposizione, cercando di capire i ritmi e i bisogni di chi mi stava intorno, e di dare il mio contributo senza mai impormi.
Non so se tutto quello che ho fatto sia stato “grande” o “importante” in senso assoluto, ma so che è stato fatto con sincerità. Ho costruito rapporti veri, basati sulla fiducia e sull’ascolto e spero che almeno una parte di questo sia rimasta. A volte basta davvero poco per lasciare un segno: un sorriso ogni mattina, una battuta che strappa una risata, una mano tesa. Ho cercato di esserci in quel modo lì, semplice ma autentico.
Cosa porto con me?
Porto via moltissimo. Più di quanto mi aspettassi. Innanzitutto, esperienze che difficilmente dimenticherò.
Ogni giornata a Casa Karibu è stata diversa: a volte intensa, a volte stancante, a volte bellissima. Porto con me le storie che ho ascoltato, i volti che ho incontrato, le mani che ho stretto. Ho imparato a conoscere realtà di cui prima sapevo poco.
Questa esperienza mi ha fatto crescere. Mi ha insegnato a mettere da parte l’ego, ad adattarmi, a osservare prima di agire. Ho scoperto risorse dentro di me che non sapevo di avere. Ho imparato a gestire l’emotività, a comunicare meglio, a dare valore anche ai piccoli momenti di quiete.
Una delle cose più preziose che questo anno mi ha lasciato è una nuova forma di maturità. Non intesa come qualcosa di rigido o adulto nel senso più tradizionale ma come una consapevolezza più profonda di chi sono e di cosa voglio diventare. Ho capito che la maturità non è sapere tutto ma saper stare anche nel dubbio, accettare di non avere sempre il controllo. È sapersi mettere in discussione, accogliere le fragilità proprie e altrui, e continuare comunque ad andare avanti, con rispetto e presenza.