Chişinău dov’è?
volontariato europeoScritto da Chiara Cavalletti, volontaria S.V.E. nel progetto MEET: Multiply Education and European Tools presso l’Associazione Ave Copiii in Moldavia
“Me ne vado via un anno?” “Ah! Che bello e dove?” “A Chişinău” “Ah…E dov’è?”
E’ iniziato tutto un po’ così, nessuno sapeva dove andavo e a dire la verità non lo sapevo bene nemmeno io, sapevo solo che Chişinău è in Repubblica Moldova e che la Repubblica Moldova si trova tra la Romania e l’Ucraina e che al confine con quest’ultima c’è una striscia di terra bizzarra, la Transinistria che vuole diventare uno stato a sé, lo sapevo non perché in genere ne sappia di queste cose, ma solo perché mi appassiono a letture ‘strane’.
Così sono partita, con un sacco di vestiti invernali nel valigione, da sola ma soprattutto felice di iniziare questa nuova avventura, in un posto sconosciuto di cui avevo deciso che avrei scoperto tutto vivendolo senza documentarmi prima.
Cosa ho trovato una volta scesa dall’aereo? Ho trovato una città in cui il tempo si è fermato ad una trentina di anni fa, dove gli autobus sono attaccati alla linea elettrica, dove i mini-van sono dei mezzi di trasporto pubblico, dove l’architettura che la fa da padrone è quella grigia dell’Unione Sovietica, dove le persone sono per la maggior parte tristi e quindi quando ne incroci per strada una che ti sorride o è gentile con te capisci che quella è una giornata speciale, ma soprattutto ho trovato un luogo dove ho dovuto dimenticarmi di quello che ero prima, mettermi in gioco ogni giorno, tornare ad essere la famosa tabula rasa che tanto mi aveva colpito studiando Locke.
Non è stato facile, soprattutto perché all’inizio non potevo comunicare, l’unica lingua utile allo scopo era il rumeno e io il rumeno non lo sapevo. I primi veri insegnanti che ho avuto sono stati i bambini che come al solito non si smentiscono mai, sono sempre fonte inesauribile di sorprese bellissime; loro dal primo momento hanno apprezzato la mia diversità, hanno capito la mia difficoltà e hanno iniziato a insegnarmi parole, a coinvolgermi nei giochi e all’inizio sono stati più loro ad animare me che viceversa.
Una delle scoperte più belle di quest’anno sono state le persone. Sono sempre stata un po’ spaventata dalla socialità, vivere sul mio cucuzzolo per me è sempre stato più facile rispetto a mettermi in gioco, in quest’anno ho invece scoperto quanto l’altro sia una risorsa fondamentale per se stessi, quanto si riesca meglio in due o più piuttosto che da soli, quanto affrontare insieme le sfide e le difficoltà sia tutta un’altra storia e che condividere è il verbo più bello del mondo. E se sono arrivata a queste conclusioni lo devo soprattutto al mio compagno di viaggio che ha fatto con me un pezzetto di strada, a tutti i bambini e ragazzi che ho incrociato anche solo per sbaglio, a tutte le persone che fanno parte di ‘Ave Copiii’, l’associazione che mi ha ospitato e che è stata la mia casa per quest’anno.
La Moldova è stata una sfida giornaliera e grazie a lei ho capito che ‘accontentarsi’ è un altro verbo bellissimo perché significa essere contenti e gioire di quello che si ha; che la calma è davvero la virtù dei forti; che ci sono posti non troppo lontani da casa in cui vivere non è semplice e lineare come si può pensare ma la cui filosofia rimane quella del ‘tot va fi bine’ ‘tutto andrà bene’ a prescindere; che le contraddizioni sono all’ordine del giorno e non puoi farci niente perché ‘aşa este’ ‘è così’ e tu puoi solo prenderla così com’è senza troppe domande o pretese.
È stato faticoso confrontarsi con una realtà così diversa, con i problemi veri della vita, scendere le scale di casa e sentire di non avere gli strumenti necessari per poter affrontare quei ragazzi che hanno disperatamente bisogno di qualcosa, ma tu non riesci bene a capire cosa perché quello che hanno visto e il dolore che hanno provato fino ad ora tu non puoi nemmeno lontanamente comprenderlo perché troppo lontano da te e dalla tua storia e allora l’unica cosa che puoi fare è riempirli di piccoli gesti che all’inizio sembrano lasciare il tempo che trovano rendendoti poi conto che sono come dei semini che una volta piantati e nutriti di calma e pazienza diventano delle bellissime piante robuste.
Ma più di tutto quest’anno ho capito che in ogni cosa, anche quella che sembra più brutta, c’è una bellezza nascosta che sta a noi scoprire.