Scritto da Carlo Mazzoleni, volontario in Servizio Civile a Valdivia nel progetto ““Caschi Bianchi Corpo Civile di Pace 2020 – Cile””
Il 15 febbraio scorso la Corte Suprema cilena ha revocato la libertà condizionale all’attivista mapuche argentino Facundo Jones Huala, accogliendo il ricorso presentato dal Ministero dell’Interno contro la decisione del Tribunale di Temuco del 20 gennaio di concedere tale misura.
Facundo Huala è il leader dell’organizzazione argentina Resistencia Ancestral Mapuche (RAM) e dal 2018 stava scontando nel carcere di Temuco una condanna di nove anni per incendio doloso e porto illegale di armi, in quanto ritenuto responsabile dell’incendio di una abitazione avvenuto nel 2013 nel latifondo di Pisu Pisue, nel comune di Río Bueno, causato da persone incappucciate ed armate.
Arrestato nel gennaio 2013 insieme ad altri attivisti mapuche, Huala era stato rimesso in libertà data l’assenza di prove concrete a suo carico e, temendo che le autorità cilene trovassero nuovi pretesti per condurlo in carcere, aveva fatto ritorno clandestinamente in Argentina. Arrestato nuovamente nel suo paese, il leader mapuche aveva chiesto di essere giudicato da un tribunale argentino, sostenendo che in Cile sarebbe stato sottoposto all’applicazione della legislazione antiterrorismo – ampiamente utilizzata in procedimenti a carico dei membri della minoranza indigena mapuche -, dalla quale discendono gravi restrizioni alle garanzie costituzionali di un equo processo. Tuttavia, dopo un primo rifiuto da parte delle autorità argentine, nell’agosto del 2018 la Corte Suprema argentina ha accolto la richiesta di estradizione da parte del governo cileno, e a settembre dello stesso anno Huala è stato trasferito in Cile e condannato per i fatti del 2013.