Scritto da Katerina Triantafyllou, volontaria S.V.E. presso “Casa della Pace” – Mercatino Conca (PU), Italia

Sono passati circa due mesi da quando un’amica mi ha parlato di una casa di prima accoglienza di minori stranieri non accompagnati gestita dall’ Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII a Reggio Calabria. Così è entrata nella mia mente l’idea che sarebbe stato bello visitare personalmente questa realtà e di contribuire quanto più possibile nella quotidianità.
Dopo aver attraversato circa 1000 km sono arrivata a Reggio Calabria. Questa casa ha cinque mesi di vita e ospita i minori non accompagnati che arrivano nel porto di Reggio Calabria. Solitamente succede così: i minori non accompagnati arrivano nel porto, dopo essere recuperati in mare da una nave di Frontex (l’agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea), e dopo aver superato i primissimi controlli sanitari, la tappa successiva è proprio la casa per minori stranieri non accompagnati gestita dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Qui loro trovano protezione, alloggio, cibo e la possibilità di apprendere la lingua italiana grazie ai volontari dell’organizzazione, che condividono un pezzo della loro vita lì. Nel tempo, l’obiettivo è quello di inserirli a scuola, cosa che rafforzerà notevolmente la loro integrazione nella società.
Dopo tre giorni passati in casa, in cui ho ricevuto una formazione su quello che noi volontari possiamo e non possiamo fare, sono andata al porto ad accogliere una nave;
i migranti sono arrivati alle 8 del mattino ed erano 450. In sostanza, la maggior parte venivano dalla Nigeria ed Eritrea, alcuni di loro provenivano dall’Asia. Io mi occupavo solamente di distribuire le scarpe. Un’azione piccola e insignificante ma vedendo i sorrisi dal lato opposto sentivo qualcosa che non puoi spiegare con parole. La solidarietà fa sentire così: si vuole fare ogni volta sempre di più.
Il grande contrasto è giunto ai miei occhi quando ho visitato la casa prima accoglienza gestita dallo stato. In realtà si tratta di una ex­ scuola che ospita circa 500 persone che aspettano con pazienza e sorrisi il “passo successivo”, i documenti. Nonostante le condizioni della struttura non aspettavano a pieno la condizione umana tuttavia vi erano delle persone sorridenti perché erano felici di essere qui.
La cosa bella è che ci sono persone che volontariamente offrono solo un po’ del loro tempo per passare qualche ora insieme, facendo attività. La cosa ancora più bella è che lo facevano con il cuore.
Non dimenticare che…

Le ragioni per l’aumento della migrazione sono molte. Da una parte guerre, guerre civili in Medio Oriente e Nord Africa hanno portato alla disgregazione di intere comunità e l’esodo di migliaia di persone. Dall’altra, la povertà aumenta i bisogni di base dei paesi del cosiddetto Terzo Mondo spingendo molte persone a lasciare le loro case, nella speranza di trovare una vita migliore. Finché esisterà il capitalismo, ci sarà la migrazione involontaria. Secondo me gli Stati limitano le persone alle frontiere. La soluzione arriverà quando tutti si assumeranno le responsabilità: l’Unione Europea, i cittadini, le associazioni e gli stati, tutti uniti. Lo Stato siamo noi e il nostro modo di agire e muoverci all’interno di esso.