Sono Federica e ho 25 anni. Ho scelto il servizio civile perché dopo tanti anni di studio sentivo il bisogno di concedermi del tempo per fare qualcosa di diverso, di utile e di spontaneo.
Il progetto a cui ho aderito si intitola “Vengo anch’io!”: prevede il coinvolgimento nella famiglia aperta “Santini – Cofani” di Fano (PU), per supportare i ragazzi disabili presenti in struttura e aiutare nel centro aggregativo “Giragirasole”, che intende rispondere al bisogno di attività ludico-sportive e di tempo libero delle persone con disabilità della zona. Nella casa famiglia abitano Matteo, Sara e i loro figli; è stato proprio Matteo ad incoraggiarmi a partecipare al bando perché frequentiamo la stessa parrocchia e da qualche anno condividiamo la passione per l’ecologia. Nel progetto originale erano previste molte ore con i ragazzi del Giragirasole per svolgere insieme le attività proposte, come andare in piscina o fare delle attività in fattoria. Purtroppo però, ho potuto trascorrere con loro soltanto un pomeriggio, perché dopo sono iniziate le prime restrizioni a causa della pandemia… da quell’incontro mi sono portata a casa i sorrisi dei ragazzi, la gioia degli educatori e un gran senso di pienezza.
Nelle settimane seguenti ho continuato ad aiutare nella grande e bella famiglia di Sara e Matteo: arrivavano i primi compiti online e nessuno ci capiva niente, la voglia di uscire era tanta e ci intrattenevamo a vicenda con pittura, lezioni di pianoforte o giochi in scatola. Poi è arrivato lo stop totale e ammetto che sul momento mi sono sentita sollevata, perché avevo paura di contrarre il virus e pensavo che stare a casa sarebbe stata la cosa migliore per tutti. Come è successo a molti, i miei sentimenti durante la quarantena sono stati un’altalena continua fra sconforto, gratitudine, noia, gioia nel riscoprire i propri hobby, condivisione con i propri familiari, attesa. Nel mio caso sentivo anche un senso di impotenza perché sapevo che, come volontaria in servizio civile, avrei potuto fare di più.
Per questo sono stata molto felice di accettare la proposta di rimodulare il mio servizio fino a che il progetto originale non sia di nuovo fattibile. Ora offro il mio aiuto al negozio di prodotti biologici Emporio ae, che è gestito dalla cooperativa sociale Gerico. Nel negozio lavorano persone che si trovano in stato di bisogno, handicap ed emarginazione, nell’ambito della fragilità psichica. Frequento l’ambiente da quando sono piccola, ma non l’avevo mai vissuto “dall’interno”. Ho trovato delle somiglianze con il mio progetto iniziale fin da subito, per il grado di umanità e valorizzazione della persona, qualsiasi persona essa sia, senza che qualcuno venga considerato “normale” e qualcun altro “diverso”.
Sono sempre stata convinta che la diversità sia la più bella ricchezza di cui disponiamo e queste due esperienze me lo stanno confermando.
Sono tornata ad avere una routine e a sentirmi utile, perciò penso che, con tutto il negativo della situazione in cui siamo immersi, io stia vivendo una situazione privilegiata e non posso che sentirmi grata.