La mia esperienza come volontaria in servizio civile

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Scritto da Stefania Testi, volontaria del progetto di Servizio Civile Italia “2019 Aiutami a crescere” presso la casa famiglia “Regina della Pace” di Forlì.

L’anno scorso, in un periodo di confusione in cui mi sentivo un po’ persa, mentre stavo preparando la tesi di laurea, ho deciso di buttarmi. Ho parlato con un’amica, la quale stava svolgendo servizio civile in una casa di riposo che mi ha chiesto perché non lo facessi anche io. È stata l’unica ad appoggiarmi, mentre tanti altri lo vedono come una perdita di tempo e una fonte di basso guadagno. Perciò, invece che interessarsi o sostenermi, si sono messi a ridere e mi hanno chiesto “Perché?”. Alla fine, ho proseguito comunque senza dare ascolto a queste persone. Le ho chiesto qualche informazione su come funzionasse e ho compilato il bando online. Sono rimasta colpita dal progetto “2019 Aiutami a crescere” della Comunità Papa Giovanni XXIII, il quale mi avrebbe permesso di stare a contatto con dei minori. Poi ci sono state le selezioni durante le quali ho affrontato un colloquio. All’uscita della graduatoria ho scoperto di essere stata scelta e che avrei dovuto svolgere quell’anno di servizio all’interno della casa famiglia “Regina della Pace” a Forlì. Prima di cominciare ho avuto un breve incontro con Fabio e Sabrina, i responsabili della casa ma soprattutto i genitori. Sono stata accolta molto calorosamente e mi hanno spiegato quale sarebbe stato il mio ruolo.

Il 20 febbraio è cominciato il mio percorso, ma è stato presto interrotto dall’imminente pandemia. Ho avuto quindi modo di svolgere solamente due settimane di servizio per poi vedere il tutto fermato per due mesi. In quei due mesi tutti ci siamo sentiti incerti, persi e non sapevamo con certezza cosa ne sarebbe stato di quel percorso appena cominciato. Ad un certo punto ci arriva la comunicazione che il nostro progetto sarebbe stato rimodulato. Mi sono quindi ritrovata a passare il periodo da metà aprile a metà giugno in un’altra struttura, completamente diversa da quella precedente. Al “Centro di Aiuto alla Vita” ho avuto la possibilità di toccare con mano una realtà non facile, composta da mamme e bambini che cercano di superare i mille ostacoli che la vita gli pone davanti. È sostanzialmente una grande famiglia, dove tutti danno loro stessi per far passare dei bei momenti agli ospiti del CAV. Si va dai responsabili Elena e Sergio, alle educatrici Giulia, Beatrice e Giada, alla cuoca Maura e alla dolcissima Roberta. Le prime settimane sono state difficili: non sempre è semplice rapportarsi con bambini e bambine che sono stati feriti e delusi già dai primi mesi di vita. Ma piano piano ho saputo creare un legame con tutti loro e proprio quando stavo cominciando ad abituarmi, è giunto il momento di ritornare al mio progetto originale.
Sono appena cominciate le vacanze estive e con esse anche i centri estivi, ma soprattutto il meritato riposo dopo quei mesi così duri!

Appena tornata in casa famiglia, ho la possibilità di stare con i due bimbi più piccoli, Letizia e Michelangelo. Ci inventiamo ogni sorta di gioco: giochiamo con la palla, andiamo al parco in bici, Michelangelo si arrampica sul suo albero preferito e Letizia mi trascina a vestire le bambole e a trasformare un foglio di carta in qualsiasi cosa vogliamo, dimostrando di essere così creativa come io non lo ero mai stata. Mi catapultano all’improvviso nel loro mondo. Un mondo da cui avevo cercato di tenere le distanze il più possibile e con cui non avevo contatti da molto tempo. Mi hanno ricordato com’è essere bambini, spensierati, puri, innocenti, ma soprattutto pieni di idee e di energie. Quando si diventa “grandi” pare cadere un grande buio sulle nostre vite, ci si riempie la testa di pensieri e preoccupazioni. Sembra che tutta quella magia sia svanita e noi non sappiamo più come recuperarla.

Arriva il momento di cominciare a fare i compiti! Non è mai un avvenimento accolto con particolare gioia, ma l’impegno non manca. Ora la mia attenzione si sposta sulle due gemelle diciassettenni Chiara e Monica e sulla dodicenne Giulia. Passiamo l’estate concentrate sui compiti e sullo studio, in vista del nuovo anno scolastico. Anche con l’inizio della scuola la routine è sempre la stessa: ogni pomeriggio mi reco da loro per stargli accanto e aiutarle con tutto ciò che concerne la scuola. Dubbi, difficoltà, perplessità.

Mi concentro principalmente su Chiara e Monica, due ragazze con DSA, che vengono da una realtà difficile che poteva offrire poche prospettive per il futuro. In questa loro nuova vita hanno ricevuto, come da loro diritto, tutte le attenzioni e le possibilità che tutti i minori dovrebbero avere: il diritto all’istruzione, il diritto all’infanzia, la possibilità di ricevere amore da una famiglia. Ma soprattutto tanta spensieratezza e felicità! Ci metto un po’ per imparare a conoscerle. Sono solari, gentili e rispettose ma hanno bisogno di un costante sostegno allo studio. Facendo ricorso a tutte le mie conoscenze, ce la metto tutta per cercare di essere d’aiuto. A volte mi sembra di non riuscire a fare abbastanza e altre volte, anche attraverso le loro parole e i risultati che ottengono, mi ritengo soddisfatta del mio lavoro e capisco di avere raggiunto l’obiettivo.

Quando ha bisogno, sto anche accanto a Giulia, una ragazzina che con la madre vive all’interno della casa famiglia e che si trascina dietro il peso di un’infanzia non proprio facile. Giorno dopo giorno, entrambe cercano di andare avanti nonostante tutto. La trovo piena di potenzialità e intelligenza, anche se spesso non le sfrutta appieno. Mi piacerebbe che piano piano trovasse la giusta motivazione per affrontare le difficoltà della vita. Per quello che è il mio ruolo, cerco di sostenerla e incoraggiarla, di trasmetterle tutta la mia passione per la conoscenza. Spero che capirà l’importanza della scuola e dell’istruzione.

Durante l’estate ho avuto anche la possibilità di trascorrere due settimane di servizio presso il Villaggio della Gioia, a Villafranca. Lì sono stata a contatto con vari bambini/e e ragazzini/e, li ho aiutati coi compiti e ho giocato con loro.  Infine, un’altra settimana, a fine agosto, l’ho trascorsa alla Comunità Terapeutica di San Carlo (Cesena) dove si è svolto un centro estivo con ragazzini di tutte le età. Abbiamo fatto tanti giochi e attività e un giorno siamo persino andati a camminare lungo il sentiero degli gnomi a Bagno di Romagna!

Sono stati mesi pieni di difficoltà a causa del periodo che stiamo vivendo, ma si cerca di superarle in ogni modo. E queste ragazze ce la mettono davvero tutta! Lo vedo ogni giorno coi mei occhi. All’inizio non sapevo cosa aspettarmi ma piano piano le idee hanno cominciato a farsi più chiare. Mi sono buttata in questa esperienza proprio perché non sapevo quali fossero i miei obiettivi per il futuro. Credo che il servizio civile sia una valida esperienza, fa aprire gli occhi su tante realtà che si imparano a conoscere solo toccandole con mano e vivendole. E chi giudica senza conoscere commette un grosso errore! Ti fa diventare più comprensivo, più empatico ed è anche un allenamento per imparare a stare in mezzo alla gente. Tutti i membri della Comunità che ho incontrato fino ad ora sono sempre stati tutti molto gentili e disponibili. Quello che ho trovato è stato un ambiente sereno, tranquillo e amorevole. Quello che ho capito, che sostengo fermamente ora ma anche prima, è che prendersi cura dei bambini e dei ragazzi è la cosa più importante che ci sia. Rappresentano il futuro della nostra città, del nostro Paese e del pianeta intero. Con un’educazione adeguata, una giusta istruzione e una famiglia unita da tanto amore, tutto è possibile. Bisogna stargli accanto, sostenerli, incoraggiarli, volergli bene per fare in modo che affrontino questo mondo bello e feroce a cui andranno incontro una volta adulti. Il mio ruolo è anche questo: accompagnarli anche solo per 12 mesi della loro vita ma mettercela tutta per fare la differenza!