Scritto da Katerina Bertinato, volontaria del progetto di Servizio Civile Italia “2019 Vivo forte” in una casafamiglia a Vicenza.
Io Katerina, sono una volontaria del servizio civile e svolgo il mio servizio presso una casa famiglia che accoglie 5 persone che presentano varie problematiche di non autosufficienza. In casa si respira un bel clima di affiatamento in cui io sono riuscita ad inserirmi facilmente grazie alle due operatrici che la gestiscono, di cui una è la figura responsabile dell’intera struttura, ma soprattutto dagli utenti, che fin da subito mi hanno accolta con grande entusiasmo.
La mia attività si svolge nel pomeriggio, quando gli utenti sono tutti presenti in casa, anche quelli che durante la mattina escono per frequentare una cooperativa della zona.
Quando arrivo verso l’una e trenta, supporto le operatrici della casa nell’attività di riordino del pranzo e nella preparazione delle attività pomeridiane.
Lo stare insieme nel pomeriggio, organizzando insieme la merenda e delle attività ricreative è una festa. È un appuntamento che tutta la famiglia aspetta, perché è l’occasione per discutere, ridere e scherzare, e la mia presenza è un’importante fonte di stimolo e di animazione del rapporto tra gli utenti.
Una parte fondamentale del mio servizio è organizzare attività ludico-ricreative e di intrattenimento degli accolti. Spesso organizziamo giochi da tavola: giochi semplici che oltre allo scopo ludico, hanno anche la funzione di stimolare le capacità mentali degli stessi. Tra i giochi che utilizziamo più spesso c’è “il memory”, che è un gioco a carte per i bambini, o il “non ti arrabbiare”, un gioco di pedine che serve ad insegnare che bisogna rispettare il turno senza doversi arrabbiare o prevaricare sugli altri. Un aspetto importante di quest’ultimo gioco è quello di insegnare che nella vita si può vincere o perdere: è tutto normale. È il gioco della vita.
Queste attività durano per tutto il pomeriggio fino all’ora di cena, fissata per le ore 18, momento in cui io termino la mia attività giornaliera.
Durante il periodo del lockdown abbiamo cercato di rimanere comunque in contatto tramite le videochiamate. Siamo riusciti a mantenere le attività ludico-ricreative pomeridiane riuscendo comunque a giocare assieme, seppure a distanza. Gli utenti attendevano con ansia il nostro appuntamento quotidiano tanto che, una volta che ho ritardato il collegamento di 5 minuti, mi hanno subito rimproverata affettuosamente.
Per assurdo la lontananza forzata di questo periodo ha rafforzato di più il nostro rapporto, tanto che al ritorno sono stata accolta con ancora più gioia di prima e tutte le attività sono state riprese con grande piacere.
Il mio anno di servizio civile spero sia stato utile alla comunità e alla casafamiglia, ma sicuramente lo è stato di più a me. Mi ha arricchito dal punto di vista morale, ho visto quanto importante sia la condivisione della vita comunitaria, l’importanza di un sorriso e di una parola e l’empatia del condividere le emozioni anche semplici della giornata.
Accontentarsi delle cose semplici della vita e vivere tutti i momenti con intensità: valori semplici ma fondamentali per l’esistenza.