Scritto da Nicole Rossi, volontaria in Servizio Civile a Forlì (FC) nel progetto “2021 IL PESO DELLA VALIGIA”

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Mi presento, sono Nicole e presto servizio presso la Capanna di Betlemme di Borgo Sisa a Forlì.

Il progetto che ho scelto si chiama “Il peso della valigia” e per raccontare un po’ la mia esperienza, assieme a quella dei ragazzi accolti, ho deciso di proporvi un’intervista fatta ad un utente della Capanna.

Trovo che il progetto abbia un titolo davvero azzeccato, infatti questa intervista vuole sottolineare ed evidenziare il “peso” di portarsi una valigia appresso, ovvero: la difficoltà di dover chiedere aiuto e accettarlo, avere la consapevolezza di trovarsi in difficoltà e cercare un riparo, un nido dove ricominciare.

Di solito paragoniamo l’oggetto della valigia a bei momenti: viaggi, missioni, esperienze formative e di crescita. Ma in questo caso la valigia che gli accolti si trascinano da diversi anni è davvero un peso, perché l’alternativa è la strada, e perché quello che cercano è una casa tutta per loro, autonomia e indipendenza.

Vi voglio raccontare la storia di Luigi, di 51 anni, rimasto senza fissa dimora, accolto in Capanna quasi 2 anni fa.

Il suo sogno è quello di avere una valigia leggera, di aprirla, di poter sistemare vestiti e affetti personali nella “propria” casa senza dover riaprirla mai più.  Non vuole più viaggiare tra case di accoglienza e comunità, ha bisogno di un posto tutto suo dove poter ricominciare in autonomia.

Luigi nasce a Faenza da una famiglia umile. Luigi mi parla del rapporto conflittuale con il padre (che spesso e volentieri alzava il gomito), e del dolce rapporto con la madre, succube di una relazione violenta e malata.

Luigi è legatissimo alla sua mamma, sta sempre con lei, vive con lei anche da adulto.

Con lei cresce e condivide tutto, da lei apprende tutto quello che sa, e mi confessa che imparò persino a cucire perché mamma Maria era un’ottima sarta, e così si guadagnava da vivere per lei e il suo piccolo Luigi.

Purtroppo Maria si ammala giovane, e Luigi rimane da solo in quella casa che d’un tratto è vuota e triste.

Così inizia il declino, Luigi inizia a frequentare delle brutte compagnie, è depresso e solo, purtroppo si avvicina all’alcool.

La sua strada si fa sempre più buia e diventa sempre più complicato occuparsi di sé stesso e della casa.

Luigi ricorda questi momenti con grande dolore, rimpiange quegli anni perché afferma che è stato inevitabile cadere nelle grinfie dell’alcool, ma col senno di poi se potesse tornare indietro avrebbe gestito meglio la situazione.

Io lo rassicuro ricordando una frase ascoltata durante una bellissima formazione: “Non ci sono errori, ma solo informazioni. Ogni persona, in ogni momento, fa quello che può in base alle proprie possibilità”.

Nicole: Presentati!

Luigi: Ciao, mi chiamo Luigi e ho 51 anni. Sono di Faenza e da circa 2 anni sono accolto qui in Capanna.

Nicole: Come ti trovi in Capanna?

Luigi: Mi trovo molto bene, vado d’accordo con gli altri accolti e gli operatori, mi sento e mi sono sempre sentito a casa, anche se inizia a starmi un po’ stretta.

Nicole: Mi racconti un episodio che ti è rimasto impresso durante questi 2 anni?

Luigi: Quando sono arrivato in Capanna stavo davvero male, era il periodo peggiore della mia vita e per fortuna da quando sono arrivato qui ho vissuto tanti bei momenti, momenti che puoi vivere solo se hai una famiglia, e io me ne ero dimenticato.

Un periodo che ricordo con tanta gioia è la vacanza in Salento fatta insieme ai ragazzi, agli operatori e ai volontari.

Un momento che mi ha colpito è stato quando mi avete fatto la sorpresa di compleanno, con la torta e i regali, sono tornato bambino!

Nicole: Cos’è cambiato dall’inizio?

Luigi: Tante cose! Quando sono arrivato qui non parlavo con nessuno e stavo molto solo, stavo male. Ora parlo tanto con tutti, sono più a contatto con gli altri, anche con chi viene da fuori ad esempio i volontari. Ora ho diversi amici e grazie alla Capanna ho conosciuto tantissime persone.

Nicole: Hai qualche idea o proposte per il futuro?

Luigi: Il mio più grande sogno e progetto è quello di avere una mia autonomia, indipendenza.

Avere una casa e finalmente posare questa valigia che da troppi anni mi fa migrare da una parte all’altra.

Vorrei sentirmi leggero e non più con questo peso da portare ogni giorno.

Ringrazio la Capanna per tutte le esperienze che mi ha permesso di vivere e per avermi dato una speranza. Spero presto di volare via!