Scritto da Maria Assunta Cagnoni e Matzau Liberata, volontarie in Servizio Civile a Sorso (SS) nel progetto “2021 FATTO DA ME”
Nella provincia di Sassari, a pochi metri dal mare si trova la città di Sorso che ospita il Centro Diurno “Il Girasole”. Qui la Comunità Papa Giovanni XXIII, attraverso la cooperativa S. Damiano, si occupa di progetti di inclusione sociale per persone con disabilità.
Infatti il centro promuove una serie di attività che rendano “normali” la vita di questi fratelli che spesso sono considerati inadatti. Si forgia la loro autostima e fiducia attraverso dei laboratori artigianali, si curano le loro abilità motorie in palestra e si gode del mare e degli spazi verdi in estate, ma soprattutto si cura la socializzazione e il divertimento per una vitalità piena.
Un’altra opportunità che offre “il Girasole” interessa i giovani del territorio, che qui hanno la possibilità di spendersi per un anno della loro vita. Attraverso il Servizio Civile, con la condivisione di queste attività, si apre la strada verso un mondo che non lascia indietro nessuno e va a un passo più umano e più autentico.
Maria Assunta e Liberata sono una testimonianza diretta di come questo anno di servizio, di dono gratuito di sé, può in realtà restituire tanto e aprire il cuore:
“Ho fatto la domanda per il Servizio Civile con un po’ di dubbi, uno in particolare era quello di non essere in grado di adattarmi bene in un ambiente quasi sconosciuto, infatti immaginavo già tutte le difficoltà che i ragazzi potessero avere”, dice Maria Assunta, che condivide le perplessità iniziali di Liberata:
“ero molto spaventata, quasi non mi sentivo adatta, avevo paura di non approcciarmi bene o sbagliare qualcosa, non mi sentivo all’altezza”.
I timori iniziali vengono rimossi quando si instaura un rapporto personale con i ragazzi che frequentano il centro, come afferma Liberata: “ho imparato a conoscere i ragazzi e ho capito che per andare d’accordo con loro non devo fare altro che essere me stessa. Si è creato un legame inspiegabile: i ragazzi e gli operatori sono diventati la mia seconda famiglia, ognuno di loro è dentro il mio cuore”.
Entrambe vivono la sorpresa di questa prossimità, che le trasforma e le riporta in una dimensione di fraternità gioiosa.
“Non sento più la distanza che pensavo ci fosse tra la mia vita e quella dei ragazzi. I problemi che prima sembravano così grandi adesso sono diventati piccolissimi vedendo come questi ragazzi unici e speciali affrontano le loro giornate, sempre con il sorriso e la voglia di vivere che mi trasmettono ogni giorno” – continua Maria Assunta.
Questa emozione è condivisa anche da Liberata, che spiega che “non c’è giorno in cui non abbia voglia di andare al centro, ogni giorno è un’emozione diversa. Vedere i ragazzi che ridono e si divertono, vedere chi è limitato nei movimenti fare cose nuove, vedere che assaggiano cose nuove, mi riempie il cuore di gioia”.
Per entrambe il servizio civile è stato uno sguardo rivoluzionario sul mondo e un’esperienza per cui sono grate e che si sentono “vivamente di consigliare a tutti”.