Scritto da Sara Baldelli, volontaria in Servizio Civile a La Paz nel progetto “CASCHI BIANCHI CORPO CIVILE DI PACE 2021 – LOS ANDES”

Cara La Paz,

ti osservo per l’ultima volta dal finestrino del minibus e rifletto su quanto, anche dopo 10 mesi che vivo qui, sei in grado di affascinarmi ogni volta.

I colori della frutta e della verdura che riempiono i tuoi mercati, i toni sgargianti degli aguayos delle cholitas con i loro abiti tradizionali, il teleférico che sorvola i tetti in ogni lato della città, il traffico e i clacson dei minbus che sfrecciano e si infilano da ogni angolo della strada e l’Illimani che svetta con le sue tre cime bianche dal grande ammasso di case costruite su ogni cm dell’altipiano, sono tutt’ora cose che sono in grado di stupirmi e riempirmi gli occhi di bellezza.

E allora oggi durante il mio ultimo viaggio dalla città a casa, con un sottofondo musicale nelle orecchie di qualche canzone reggaeton, di cumbia e di musica andina che mi riporta a qualche momento vissuto durante quest’anno, mi godo ogni piccolo dettaglio che i miei occhi sono in grado di catturare, cercando di godermi questo spettacolo per l’ultima volta. E’ sempre stato così per me quando si avvicina il momento degli addii e devo salutare un determinato posto, sento la necessità di ripercorrerlo, di cogliere visivamente quanto più posso, come a tentare di imprimerlo indelebilmente nella mia memoria.

E mentre ti osservo dal minibus fermo tra il traffico e il brulichio della gente che cammina, rifletto su quanto sei così unica nel tuo genere, fin dal primo sguardo lasci senza fiato qualsiasi viaggiatore o passante, una città a 4000 m. costruita minuziosamente su ogni cm di terra libero all’interno di una immensa conca tra le Ande e con la Cordillera a fargli da cornice. Proprio quei 4000 metri, impossibili da dimenticare soprattutto quando ti ritrovi davanti all’ennesima salita e ti manca letteralmente il respiro e allora devi imparare a camminare lentamente, senza fretta e senza correre, anche perchè se arriverai tardi potrai sempre usare la scusa dell’ “orario boliviano” (che è sempre approssimativo).

Senza fiato però è anche come mi ritrovo io ormai alla fine di questo mio anno di servizio civile qui in Bolivia. E’ difficile tentare di tirare le somme e fare un bilancio di un’esperienza che non vorresti si dovesse concludere e alla quale senti di poter dare ancora tanto, proprio ora che si iniziavano a vedere i frutti del lavoro di un anno, è difficile pensare di dover salutare una realtà ed un luogo che ormai è diventato parte di te, che senti tuo perchè è diventato la tua quotidianità, è difficile abituarsi all’ idea che non rivedrai, probabilmente mai più, le persone che hai accompagnato, con cui hai camminato e con cui sei cresciuta assieme durante questi mesi.

LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO SU ANTENNE DI PACE!