Scritto da Miriana Calise, volontaria in Servizio Civile a Forio (NA) nel progetto “2022 Paradisi artificiali”
Il 25 maggio 2023 è iniziato il mio viaggio. Sono passati poco più di sei mesi da quel giorno ma sembra sia stato ieri. Ho conosciuto tante persone in questo tempo, tutte diverse tra loro ma in un certo senso collegate. Mi sono trovata in questo “uragano” che all’inizio non sapevo come affrontare ma poi, grazie all’aiuto delle persone attorno a me, ho cominciato a capire che bastava lasciarsi spingere dal vento. Ancora fatico a lasciarmi in balia di questo vento ma cerco di farlo man mano un po’ di più, anche grazie a ciò che vedo e che sento. Sì perché da quando tutto questo è iniziato, ho cominciato a vedere e a sentire molto di più, non solo chi è attorno a me ma soprattutto quello che c’è dentro me, cosa che a lungo avevo smesso di fare e che mi ha concesso di comprendere quel collegamento che non comprendevo. Sicuramente non è stato tutto rose e fiori, ci sono stati, e sicuramente continueranno ad esserci, momenti di sconforto e anche di inadeguatezza, spesso mi sono chiesta se questa fosse la scelta giusta, il posto giusto, se io fossi giusta per tutto questo. La paura è tanta ma poi mi fermo a pensare a tutti i momenti passati insieme agli altri e non posso non sorridere ed essere felice di aver iniziato tutto questo.
Grazie al mio progetto di SCU, inoltre, ho avuto la possibilità di uscire da “casa mia”. Grazie alle varie formazioni ho potuto vedere realtà diverse dalla mia, come la comunità terapeutica di Lonigo, simile ma diversa, o ancora il contesto di casa famiglia di Pompei e, anche se per poche ore, quello di una casa famiglia a Bologna. Da non dimenticare la scoperta di Mercatino Conca, dove si è tenuta la formazione per quattro giorni. È stata un’esperienza unica dove noi volontari di Campania, Puglia e Molise ci siamo incontrati e scambiati i nostri vissuti e le nostre impressioni su quello che ci è accaduto in questi mesi e non solo. Ci sono state risate, pazzie e lacrime che ci hanno reso come una stramba famiglia.
E ora? Ora sono in Croazia, in una comunità terapeutica a Borovci, a vivere l’ennesima esperienza che questo viaggio mi sta portando a vivere. Ci starò per due mesi e sinceramente non saprei dire se è tanto o poco tempo, tra l’altro un’altra cosa che ho imparato durante questi sei mesi è che a quanto pare di tempo non ce n’è mai abbastanza. In questo periodo qui cercherò di continuare quel cammino che ho voluto iniziare, per me stessa e per chi mi sta intorno. Quello che succederà si vedrà, in fondo sono solo a metà del mio viaggio, o forse è solo ancora l’inizio?