Scritto da Alice Buratti, volontaria in Servizio Civile a Crema (CR) nel progetto “2022 Tandem”
A. nasce nel 1992, viene partorito in macchina e da subito abbandonato in ospedale. I suoi primi 10 giorni di vita li passa in coma e passa i mesi successivi in un istituto. Le lesioni dovute all’abbandono, sommate al suo stato di salute, erano così pesanti che gli hanno impedito di sviluppare, come per gli altri bambini, la voglia di vivere: non chiedeva né cibo né latte e non incrociava lo sguardo di nessuno. Nel frattempo i servizi sociali dell’istituto, vedendo la gravità della situazione, iniziarono ad inoltrare richieste a famiglie e case famiglia, nonostante i medici non gli dessero più di 3 mesi di vita.
Arrivò in casa famiglia a 10 mesi e capì subito di aver trovato una mamma, un papà e dei fratellini che gli volevano bene per quello che era veramente: un ruolo fondamentale lo hanno avuto i fratelli, che lo fecero sentire parte della famiglia. Grazie alla bellissima famiglia che lo circondava, A. iniziò a tirar fuori tutte le risorse che aveva ma che fino a quel momento non avevano avuto l’occasione di mostrarsi al mondo. Nonostante ciò le sue condizioni nel tempo si aggravarono: non ha mai raggiunto nessuna autonomia a causa delle numerose patologie che nel tempo lo hanno colpito e non hanno fatto altro che aggravare sempre di più la sua condizione di salute.
A. è sempre riuscito a superare i momenti difficili come conseguenza della speranza nata grazie al sostegno dei suoi famigliari. Oggi è arrivato ad avere 31 anni, nonostante le previsioni dei medici, dimostrando una notevole perseveranza e determinazione.
Ho conosciuto A. qualche mese fa e da subito si è sentito al sicuro ad esprimere tutta la sua dolcezza con me. Degli utenti è stato il primo a farmi sentire accolta.
All’inizio del mio percorso con A., non ho avuto una vera e propria dimostrazione della gravità della sua condizione di salute, ma con l’avvento del freddo portato dai mesi autunnali, essa si è manifestata tramite varie complicazioni che l’hanno costretto a passare qualche settimana in una stanza d’ospedale.
Ad A. piace tantissimo ascoltare la musica, essa riesce a far scatenare in lui delle emozioni forti, che cerca di esprimere attraverso il sorriso. Quando passo del tempo con lui spesso, infatti, accendo la sua cassa bluetooth e metto le sue canzoni preferite: quelle dello Zecchino D’Oro.
Un’altra cosa che ama moltissimo sono le coccole: in questo modo penso che riesca a percepire fisicamente il calore di una persona che gli vuole bene. Questa cosa lo rilassa a tal punto da addormentarsi spesso sulla mia spalla. Un altro modo che ha per dimostrare affetto verso una persona è quello di tenerla per mano, stringendole fortissimo la mano.
A. è la dimostrazione che ci sono molti modi per esprimere affetto che non si limitano al semplice uso della parola: un suo piccolo gesto esprime emozioni più sincere di molte parole.
Quando stiamo insieme riesce a far star bene anche me: mi fa sentire benvoluta e quando sto con lui sento di avere accanto una persona che mi vuole bene veramente per come sono.
Questa è la storia di A. e sono orgogliosa di averne fatto parte.