Scritto da Lucia Lacovara e Ludovica Andreottola, volontarie in Servizio Civile a Pompei (NA) nel progetto “2022 Abitare oltre le barriere”

Sono entrata in punta di piedi, piena di ansia e paure, in questa pazza famiglia che è la Comunità Papa Giovanni XXIII e non avrei mai immaginato di immergermi in questa avventura ed uscirne totalmente una persona nuova. Un’esperienza del genere ti cambia completamente e ti stravolge, sapere di star dando una mano concreta alle persone, di dare un contributo al mondo come cittadino attivo sono cose che ogni giorno diamo per scontato ma che oggi più che mai servono.

Entrare in una casa famiglia non è facile, è letteralmente entrare a casa di qualcuno ed è normale all’inizio sentirsi come estranei ma Renata e Anna hanno fatto di tutto per farmi sentire sin da subito a casa. Stare a contatto quotidianamente con ragazzi come Consti e Stefano ti fa aprire gli occhi, ti fa riflettere quanto spesso ci lamentiamo del superfluo, ti cambiano il modo di vedere il mondo ma soprattutto riescono a stravolgere il tuo modo di vedere i rapporti e le relazioni umane, comunicare solo con gli occhi a volte e capire quanto amore c’è.

Non sono mancate ovviamente le difficoltà, spesso mi sono ritrovata in modi di fare che non mi appartenevano ma quando le cose sono fatte con il cuore e ci metti tutta te stessa con il tempo anche gli ostacoli più ostili si possono superare. Ho avuto la possibilità di incontrare persone con una cultura differente, come Viktoria, Ivan e Taras e poterne conoscere altre, poter parlare con loro, assaggiare il loro cibo e confrontarmici è stato un’arricchimento personale. Non per ultima la nostra referente, Eugerta, che per prima ha creduto in me e c’è sempre stata, anche da lontano. Non dimenticherò mai quest’anno, lo porterò sempre nel mio cuore, porterò con me la storia di ogni singola persona incontrata lungo il mio cammino e spero che loro portino con sé la mia.

Lucia

Quest’anno per me è stato un anno di relazione. In casa famiglia ho imparato a condividere e a stare accanto. Attorno a un tavolo ho imparato che c’è posto per tutti e che è estremamente importante ascoltarsi per instaurare relazioni sane e belle perché ognuno si porta la propria povertà. Il mio anno ha dei volti e dei nomi incisi nel cuore che con la sola esistenza mi hanno permesso di crescere come donna e sono: Anna, Renata, Constantin, Stefano, Lucia, Ivan, Taras e Vittoria. Ho imparato dalle situazioni di bisogno che è la cura nelle relazioni che mantiene in vita e ho anche constatato che non tutto va letto a partire dal bisogno ma dai desideri nobili che abbiamo nel cuore, dalla scintilla di verità che ci abita.

Il Servizio Civile nella Comunità Papa Giovanni XXIII mi ha, inoltre, acculturata e ho apprezzato tanto le formazioni che mi hanno fatto avere maggiore consapevolezza ed acquisire uno sguardo critico nella società. Sono stati incontri di grande scambio con altri giovani. Ho imparato attraverso le necessità della casa famiglia a stare in ospedale, in questura e dove la società, la gente, l’umanità si tocca. Da Stefano e Constantino, durante il servizio, ho imparato quanto l’inclusione sia necessaria per tutti perché la diversità arricchisce e allarga lo sguardo. Inclusione per me significa che ognuno si mette accanto all’altro, così com’è, aiutandosi reciprocamente.

É stato molto prezioso anche condividere il Servizio Civile con la mia collega Lucia perché ci ha permesso di confrontare e vivere con più ironia tanti momenti, organizzando anche insieme le nostre rispettive feste di compleanno e di laurea.

Di Taras, Vittoria, Renata, Anna e Ivan ho potuto conoscerne le storie e scoprire anche attraverso le diverse nazionalità e il diverso vissuto di ognuno che è bello stare gli uni accanto agli altri come fratelli tutti!

Ludovica