Scritto da Emanuela Di Lullo, volontaria in Servizio Civile a Monteccassiano (MC) nel progetto “2022 Terra d’incontro”
Le giornate nella cooperativa Terra D’incontro di Montecassiano si svolgono più o meno tutte allo stesso modo: un bel buongiorno carico di abbracci o chiacchiere con i ragazzi del centro aggregativo che si ritrovano qui a Montecassiano per poi partire per Macerata e iniziare la loro mattinata di attività. Noi che restiamo a Montecassiano ci dividiamo nei due ambienti: il vivaio o il capannone.
Nel primo si svolgono attività di taleaggio e travasi di piante aromatiche che poi vengono vendute da “Ciù ciù ve” che è un’azienda di vivai; nel vivaio i punti cardine sono Lara (la nuova responsabile del vivaio, arrivata da poco), Giulio (che è da diversi anni in cooperativa e presenta una disabilità fisica e cognitiva), Flora (da pochi anni al vivaio, ha dei cicli di stati di umore altalenanti) e Siponta (una signora che è da anni qui volontariamente e ha delle fragilità che non mi sono ancora chiare). Due volte a settimana anche il centro aggregativo si unisce a loro per lavorare le piantine. Il vivaio produce solo di mattina e suoi ritmi sono minuziosi, attenti al dettaglio, perché questo può fare la differenza e Lara ne sa qualcosa, che è arrivata da poco e viene da un mondo completamente diverso (aveva una tabaccheria) e ora deve stare dietro ai cambiamenti climatici repentini e comprendere come e quando dare l’acqua alle piantine, come svolgere i travasi e il taleaggio; ognuno dà la sua opinione a riguardo e lei si trova a dover fare tentativi, ma con molta tenacia e passione sta pian piano avendo i suoi frutti.
Nel secondo ambiente della cooperativa, il capannone, sai quando inizi ma non sai quando finisci! A parte gli scherzi, il capannone è aperto dalle 8 fino alle 19 più o meno. Le attività di routine sono la preparazione di ordini di frutta e verdure per scuole, ospedali e privati ma ogni giorno potrebbero esserci dei raccolti da fare, perché la Terra D’incontro dispone di terreni per la coltivazione sia all’aperto sia nelle serre, quindi, oltre alla raccolta, è prevista anche la semina e il prendersi cura della crescita dei prodotti che hanno bisogno di parecchie attenzioni essendo una coltivazione bio. I punti cardine in questo caso sono Valentino, Yaya, Matteo, Johan, Marco e Marco D.B. come jolly per le giornate più piene mentre nel “backstage”, cioè in ufficio dove viene gestita la parte commerciale, troviamo Eleonora e Lara che si “divertono” a mantenere solidi i rapporti con i clienti e si prendono cura di procurare, oltre agli ordini, anche le etichette che con altrettanta cura quelli del capannone adagiano sulle cassette.
A proposito di cassette, finora non sapevo dell’esistenza di così tante tipologie di cassette e grazie a questo impiego ho scoperto che non esistono solo le misure standard piccole, medie e grandi… no assolutamente no, abbiamo in circolazione le cassette: piccole, piccole nuove, piccole basse basse, medie normali, medie basse, medie basse basse, medie alte e i padelloni che sono a loro volta di altezze diverse; potete solo immaginare la confusione durante gli ordini, ma soprattutto le crisi esistenziali di fronte a queste pile interminabili di cassette quando Valentino, anche con una certa velocità, ti chiede solo 8 kg di clementine e nel frattempo che cerchi di non impazzire e comprendere che 8 kg entrano in una cassetta piccola bassa o media normale, hai dimenticato qual era il prodotto da dover fare o peggio di quanti chili aveva bisogno. Per non parlare del trauma delle mele e delle insalate! Quante mele ci saranno in circolazione, rossa, gialla e verde no? Ma come ci pensi! (come dicono da queste parti). Di quelle con la buccia rossa ad oggi ne conosco solo 7 tipologie e poi quelle della stessa “famiglia” sono tutte diverse tra loro, quindi appena hai imparato a distinguerle ecco che arriva il nuovo scarico e “tocca” prepararsi psicologicamente ad un altro esaurimento!
E lo stesso problema lo riscontro con le insalate! Anzi credo sia peggio, perché mi rifiuto quasi di trovare le differenze, perché il colore è uguale per tutte, è la forma che cambia e dopo 6 mesi non so se le riuscirei a riconoscere (forse solo la scarola) e capita che ogni giorno è come se fosse il primo giorno, le rimuovo automaticamente le caratteristiche, forse non mi saltano all’occhio subito e non rimangono impresse in mente. Mi dicevano che ci vuole tempo, ma per i cavoli sono passati mesi e sono ancora in alto mare… Però che splendido viaggio che sto facendo…
A maggio è iniziato un viaggio in un mondo a cui pensavo di non appartenere e le speranze di poter arrivare fino in fondo erano davvero scarse.
Sono ormai a metà di questo viaggio e le speranze di riuscire a portarlo a termine sono diventate certezze. Le conclusioni di metà viaggio sono tante che racchiuderle in un foglio rischiano di essere ridotte, ma posso dire che ho trovato dei TESORI inestimabili che portano nomi altrettanto preziosi: amore, amicizia, ascolto, alternativa, appoggio, bontà, ostacoli, limiti, tempo, sguardi, lacrime, sorrisi, urla e genuinità, ma questi sono solo grandi mondi che racchiudono persone, storie e momenti di vita che hanno segnato questo percorso e ad oggi vorrei urlare a gran voce grazie, grazie, grazie vita che mi hai dato questa possibilità.
Non so se gli altri servizi civili vivono quello che sto vivendo io, ma glielo auguro molto. Io ho dato la possibilità a me stessa di superare i miei limiti, farmi “spettinare” l’anima, mettendo in discussione tutto ciò che sapevo finora sulla vita e confermarlo o cambiarlo.
La cooperativa sociale Terra D’Incontro la vedo così: è come sentire un rumore lontano che sembra quasi un treno in arrivo e devi scegliere se metterti sulle rotaie e correre insieme a lui o stare lì in un angolo e ammirarlo con tutte quelle sfumature o forse affacciarti dalla porticina di un vagone e farti “spettinare” dal vento, mentre vedi i vari paesaggi che ti si presentano davanti; e sono così immensi e profondi che non riesci a vederne la fine e a volte ti fa paura se ti avvicini a quelle sfumature di grigi, ma sai che potresti trovare un arcobaleno lì nel mezzo e quindi anche qui ti trovi di fronte ad una scelta: se cavalcare quei grigi o conviverci e tenerli lì vicino…
Concludo dicendo che questo viaggio è ogni giorno più interessante e non ci si annoia mai e secondo me tutto questo è possibile grazie alla condivisione, dove la vita tua diventa la mia e viceversa e ci si salva tutti insieme, come dice Don Oreste. E vi racconto quest’ultimo momento di vita qui in questo piccolo mondo che a me ha toccato particolarmente: era un giorno qualunque al vivaio e come capita spesso ci ritroviamo a lavorare o in due o massimo in tre e quel giorno ero con Giulio. È un ragazzo boliviano adottato alla nascita ed è stato ritrovato in condizioni spiacevoli per strada, aveva un principio di assideramento e asfissia e questo ha comportato dei problemi a livello fisico e cognitivo. Come dicevo era un giorno come un altro e ci siamo ritrovati noi due, tra i cumuli di terra sul tavolo pronti per fare i nostri travasi e Giulio era particolarmente loquace e stavamo parlando del servizio civile e di una formazione svolta da poco e lui con molta curiosità mi chiedeva come stesse procedendo il percorso. Dopo che gli ho raccontato come stavano andando le cose, è venuta a me la curiosità di chiedergli cosa pensasse di noi “intrusi” del servizio civile e su ognuno di noi ha detto qualcosa; su di me ha detto una sola parola che mi ha colpito, lui pensa che io sia “ATTENTA” e io un po’ confusa da questa risposta gli chiesi cosa volesse intendere e con la sua calma mi fa un gesto con la mano e mi dice “tu guardi tutto”. Non so se ho interpretato bene il suo messaggio, ma mi ha colpito molto che lui, che è un tipo di poche parole, abbia osservato i nostri caratteri in silenzio e ne ha dato una visione così chiara in poche parole e soprattutto ha deciso di chiacchierare con me in una giornata, dove io avevo tanto bisogno di una parola detta con il cuore e lui senza rendersene conto quel giorno mi ha salvata da una mattina che era partita con il piede storto. A volte ci affanniamo a trovare una risposta per la felicità ma risposta non c’è, perché la felicità si costruisce e non con cose sfarzose, ma semplicemente, banalmente, con attimi di vita quotidiana. Potrei continuare a scrivere ancora e ancora su quello che accade qui, in questa piccola bolla di universo, ma vi lascio l’invito di venirla a scoprire con i vostri occhi. Spero di essere stata chiara ed esaustiva e soprattutto che vi abbia trasmesso l’amore che sto vivendo e che mi sta travolgendo. Grazie, grazie e ancora grazie!