Come in una centrifuga, il mio primo sguardo sullo Zambia

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Scritto da Alice Cernuschi, Casco Bianco in Servizio Civile a Ndola nel progetto “CASCHI BIANCHI CORPO CIVILE DI PACE – DIRITTI UMANI DALLO ZAMBIA ALL’ONU 2024

Il mio primo impatto con lo Zambia è stato come entrare in una centrifuga. Ogni cosa sembra sospesa in un tempo che si muove diversamente: da una parte mi sembra di essere appena arrivata, dall’altra mi sembra di essere qui da molto più tempo.

Le giornate scorrono con una lentezza che ha un fascino tutto suo, un ritmo dilatato che invita a rallentare e adattarsi. Attività che da noi richiederebbero pochi minuti qui si trasformano in lunghe, ma significative, esperienze. Cucinare su un piccolo braciere, lavare i vestiti a mano e persino andare a prendere l’acqua al pozzo diventano momenti di connessione con la famiglia e la comunità. Questi compiti, che da noi vengono svolti con rapidità grazie alla tecnologia, qui conservano i loro tempi lenti e impegnativi.

Ciò che mi colpisce di più è la vitalità della popolazione, incredibilmente giovane. I bambini sono ovunque, con i loro sorrisi contagiosi che illuminano anche le giornate più lunghe. Hanno un’energia incredibile, una fantasia che trasforma ogni oggetto in un gioco, ogni angolo di strada in un’avventura. Li vedi correre, ridere, inventare mondi con così poco. I loro sorrisi parlano di una gioia semplice, di una felicità che nasce dalle piccole cose, come un pallone improvvisato o una pozzanghera dopo la pioggia. Eppure, se i loro sorrisi raccontano di felicità, spesso i loro occhi rivelano sofferenza, abusi e povertà, realtà che conoscono fin troppo presto.

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