Vivere La Pace: storie di inclusione e solidarietà

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Scritto da Francesco Ferrucci, volontario in Servizio Civile a Forlì (FC) nel progetto “Vivere la pace 2024”

Sono Ferrucci Francesco, un ragazzo di 22 anni che vive a Forlì da circa due anni. Studio filosofia a Bologna e, mentre mi avvicinavo alla fine dei miei studi, ho deciso di dedicare parte del mio tempo al sociale per aiutare gli altri e arricchire me stesso.

Ho scelto il progetto “Vivere la pace 2024” con la Comunità Papa Giovanni XXIII, svolgendo il servizio presso l’ufficio Fundraising di Forlì, con l’obiettivo di sensibilizzare e promuovere la pace.

Attraverso la conoscenza di ambienti di accoglienza come case famiglia e cooperative diurne, dove le persone affette da disabilità trovano lavoro, ho avuto l’opportunità di scrivere e raccontare queste realtà. Il mio scopo è sensibilizzare i lettori e trasmettere non solo l’amore presente in questi ambienti, ma anche la preziosità del lavoro dei ragazzi.

Questo lavoro si riflette nello shop della comunità, dove vengono venduti i prodotti creati dai ragazzi, prodotti che senza la comunità e la comunicazione non verrebbero creati e di conseguenza visti.

Il nostro compito è dare valore alle persone che a volte vengono messe ai margini della società, dando loro voce e opportunità di autonomia e autorealizzazione.

Durante questi sei mesi di servizio, ho avuto l’opportunità di toccare con mano, fotografare e descrivere gli oggetti creati dai ragazzi. In particolare, ho visitato il laboratorio “La Pietra Scartata” della cooperativa sociale La Fraternità, dove vengono prodotti, sigillati e spediti articoli alimentari biologici di alta qualità. Lì ho avuto l’occasione di fare fotografie, parlare con i ragazzi disabili e con chi si impegna a dare loro questa grande possibilità.

Per svolgere al meglio questo servizio, ho partecipato a molte formazioni con l’obiettivo di sensibilizzare i volontari e far loro conoscere nuove realtà. In questi incontri, non solo vengono presentate le varie realtà di servizio, sia in Italia che all’estero, ma si insegna anche come vivere queste esperienze al meglio, attraverso l’accoglienza, il linguaggio, l’apertura mentale e il superamento dei pregiudizi.

Oltre a sensibilizzare il volontario le formazioni hanno anche l’obiettivo di creare un rapporto di coesione e affiatamento tra volontari provenienti da molte parti di Italia. Infatti, più volte ho avuto modo, grazie ad esse, non solo di spostarmi, ma anche di fare nuove conoscenze, creare nuovi rapporti di amicizia, e affezionarmi a persone che condividono i miei stessi ideali.

Attraverso la condivisione delle idee di ognuno di noi, e delle nostre esperienze, ci siamo scoperti reciprocamente e abbiamo creato rapporti profondi. Questo credo sia un fattore molto importante per creare un gruppo coeso, efficiente, ma soprattutto con la voglia di prendersi cura l’un dell’altro.

In questo modo il Servizio Civile diventa una difesa della patria: ci prendiamo cura di chi viene lasciato ai margini della società, sensibilizziamo e trasmettiamo un messaggio di accoglienza, rispetto e pace. La pace è il miglior metodo di difesa. Da quando ho iniziato il servizio, sono cambiate molte cose.

Ho acquisito una maggiore consapevolezza del paese in cui vivo, sia a livello sociale che politico. Questa consapevolezza mi ha fatto crescere, appassionare e rendere più attivo nella società.

Inoltre, ho avuto modo di conoscere persone straordinarie che mi hanno ispirato con le loro storie e il loro impegno. Ogni giorno, il mio lavoro mi ricorda quanto sia importante dare voce a chi non ce l’ha e quanto sia gratificante vedere i frutti del proprio impegno.

Questo percorso mi sta insegnando che, anche con piccoli gesti, possiamo fare una grande differenza nella vita degli altri e contribuire a costruire una società più inclusiva e solidale.