Scritto da Caterina Canu, volontaria in Servizio Civile a Sorso (SS) nel progetto “Fatto da me 2025”
Quando ho scelto di fare Servizio Civile non cercavo solo un’esperienza lavorativa, ma qualcosa che potesse lasciarmi davvero un segno. Volevo mettermi in gioco, sentirmi utile e capire meglio cosa significhi prendersi cura degli altri. Oggi svolgo il mio servizio in una cooperativa sociale, presso il centro diurno di Sorso, dove ogni giorno incontro ragazzi con disabilità diverse. È qui che ho capito che la vera ricchezza sta nelle relazioni.
Il progetto in cui sono inserita ruota intorno all’inclusione, al supporto educativo e allo sviluppo dell’autonomia personale. Le mie giornate sono scandite da tante attività: laboratori creativi, giochi, momenti di socializzazione, passeggiate, supporto nei pasti e affiancamento agli operatori. Ogni attività è pensata per valorizzare le capacità di ciascun ragazzo, rispettando i tempi e le fragilità di tutti. In questo contesto ho imparato a osservare, ad ascoltare davvero e a capire quanto siano importanti anche i più piccoli progressi.
Un episodio che mi è rimasto particolarmente impresso riguarda un ragazzo che inizialmente partecipava con fatica alle attività. Con il tempo, attraverso la pazienza e la costanza, ha iniziato ad aprirsi, a fidarsi e a mettersi in gioco. Il giorno in cui ha completato da solo un’attività che prima rifiutava, ho visto nei suoi occhi un orgoglio che difficilmente dimenticherò. In quel momento ho capito quanto il nostro ruolo, anche se spesso silenzioso, sia fondamentale. Anche la formazione del Servizio Civile mi ha aiutata molto: non solo dal punto di vista pratico, ma soprattutto umano.
Il mio Servizio Civile è per me una vera forma di difesa della patria. Difendere la patria significa difendere la dignità delle persone, garantire inclusione, rispetto, attenzione verso chi vive una condizione di fragilità. Significa costruire una società più giusta partendo dalle relazioni quotidiane, dall’ascolto e dalla cura.
Dall’inizio del mio percorso sono cambiata profondamente. Ho imparato a essere più paziente, più comprensiva, meno giudicante. Ho capito che ogni persona ha un mondo dentro e che la disabilità non definisce chi si ha davanti ma è solo una delle tante caratteristiche che rendono unico ognuno di noi. Oggi mi sento più consapevole, più forte e anche più grata.
Grazie a questa esperienza mi sto avvicinando in modo concreto al tema della disabilità nella mia realtà. Vedo ogni giorno quanto sia importante creare spazi accoglienti, stimolanti e sicuri, dove ogni ragazzo possa sentirsi libero di esprimersi. Il centro diurno non è solo un luogo di assistenza, ma una vera comunità fatta di relazioni, sorrisi, difficoltà e conquiste. Il Servizio Civile, per me, è tutto questo: un anno di crescita, non solo per gli altri, ma anche e soprattutto per me.







