Scritto da Carmen Russo, volontaria SVE a Salonicco (Grecia)
Evs, Sve, E+. Per chi fa parte di questo mondo, il mondo Erasmus +, sono sigle conosciute, sigle che rimandano ad una esperienza di grande portata con un forte impatto sulla tua vita.
Ammetto che quando ho cominciato a viaggiare grazie al programma Erasmus+, non ero in grado di capire appieno il significato che avrebbe potuto avere nella mia vita questo gironzolare. Quando ho iniziato non ero consapevole che ogni luogo, ogni persona ed ogni cibo che avrei assaggiato lungo la via potessero farmi crescere, cambiare e diventare quella che sono ora.
Ho iniziato l’avventura E+ con il Servizio Volontario Europeo due anni fa in Turchia in un progetto sulle tartarughe marine e la loro salvaguardia della durata di due mesi. Poi training courses, youth exchanges e work camp. Tutti hanno aggiunto un pezzo di puzzle al grande quadro che sto realizzando. Lo Sve è un progetto di volontariato che si può fare una volta nella vita, per al massimo 12 mesi, in un Paese diverso dal tuo e sul tema che scegli e che ti è più congeniale. Solo una volta nella vita a patto che tu non ne combini due. Il primo di durata inferiore a 59 giorni e il secondo della durata massima di dieci mesi. Un anno in totale.
Così, per decidere dove e se fare il mio long-term EVS (European Volunteering Service), mi sono presa del tempo. Volevo il progetto perfetto, volevo il Paese perfetto e l’associazione perfetta. Almeno per me.
Il pre
Nel frattempo ho continuato a viaggiare e fare progetti, finché sono incappata in un vecchio (solo nel senso di esperto) volontario che aveva fatto il suo SVE in Grecia, a Salonicco, sulla comunicazione.
Interessante, mi sono detta. Ho iniziato l’interrogatorio su associazione, attività, clima, cibo, ognuna delle cose che ritenessi importanti per poterlo definire perfetto, almeno per me. Io ero alla ricerca di un progetto serio, attività prestabilite, clima caldo e cibo gustoso.
Al terzo grado sono seguite le ricerche su internet e così sono finita sulla pagina di questo sito e – “tentar non nuoce” – ho mandato l’application e il cv sia alla sending, la Comunità Papa Giovanni XXIII, che alla hosting, la USB (United Societies of Balkans).
Tentar non nuoce davvero e la fortuna aiuta gli audaci! Forse è solo un caso ma alla fine la candidatura è andata a buon fine: “la Grecia ti aspetta, farai parte della famiglia USB”.
La pre partenza
Gioia, emozione e vittoria! Ma anche paura, esitazione e domande che iniziano ad affiorare come tulipani a primavera. Poi la chiamata con Rosa, mia tutor e formatrice pre partenza. “Dipende da te” credo sia la frase più usata da tutti prima, durante e dopo lo Sve. “Se hai voglia di fare, se hai voglia di metterti in gioco e di imparare, lì ci sono tutte le possibilità. Dipende da te”.
Certo le domande in testa non sono scomparse ma per lo meno hanno smesso di martellarmi il cervello. La consapevolezza che questa esperienza è tanto unica quanto importante mi faceva semplicemente impazzire.
Comprare i biglietti è la parte più semplice, così come pensare alle valigie e a cosa portarsi, chiedere per l’indispensabile e anche per il superfluo.
Un evento che non può mancare è appunto quello della formazione pre partenza fatta a tu per tu con Rosa. Un viaggio attraverso informazioni utili, attività, aspettative ma anche timori, dubbi e impressioni.
Oltre alla bella chiacchierata con la tutor, a rendere speciale questo momento è la condivisione nella casa con gli altri volontari.
Da questo momento non resta che aspettare che l’aereo decolli!
L’arrivo
E se decolla, poi atterra. Salonicco, che comincerai a chiamare Thessaloniki, non ha niente a che vedere con le casette biancoazzurre che hai in testa quando pensi alla Grecia. Qui regna il fascino dell’incontro-scontro delle culture che si sono susseguite in queste zone. Ogni angolo è una scoperta e la città, seppur grande e non sempre facile da percorrere tra discese e salite, ha una magia particolare. La magia della paralia, il lungo mare che dal porto si distende per chilometri, la street-art che rende colorato e acceso anche il più grigio dei muri, l’odore di souvlaki e di dolci in ogni strada ed il mare che si distende fino al Monte Olimpo e che regala spettacoli suggestivi.
Non è facile spostarsi dal tuo luogo di residenza – circondato non solo da affetti e visi conosciuti ma anche da luoghi familiari e facilmente accessibili – ad un mondo tutto diverso. Sì, perché nonostante la frase preferita dei greci riferendosi agli italiani sia “una faza una razza”, quando arrivi qui tutto sembra alieno: la lingua, le scritte nell’alfabeto greco, i negozi, gli autobus, le persone, il cibo… Poi ti abitui e inizi a considerarli nel tuo quotidiano.
“Vado a svernare in un posto caldo!” è stato il mio saluto di congedo da famiglia e amici. E ancora una volta lo SVE ti sorprende con l’inverno più freddo degli ultimi 50 anni. Neve, vento, gelo e – 10 gradi. Ma che spettacolo inimmaginabile.
Ma la casa? Le attività? Gli altri partecipanti?
Arrivare a casa è stato un altro piccolo trauma ma che scompare nel giro di poche ore quando inizi a prendere familiarità con gli altri partecipanti. Ed é così che parlando e parlando ti rendi conto che loro saranno un pezzo importante del tuo Sve: le persone da tutte le nazioni e di tutte le culture ti trasmetteranno qualcosa, che sia per un giorno, un mese o tutto l’anno. La camera condivisa sarà il tuo piccolo mondo da costruire, letteralmente, con i mobili trovati per casa che magari qualche altro volontario ha lasciato lì. Scambi di ricette, modi di dire, modi di comportarsi. “E tu che mangi a colazione?”. (Ti sorprenderai sempre di quanto siano sorpresi del fatto che tu mangi biscotti, yogurt e caffè).
Il bagno da condividere, la carta igienica che non va gettata nel water e la lotta per fare la raccolta differenziata. Tutte cose da scoprire, assaporare e farci l’abitudine piano piano.
Arrivare in ufficio poi è un’altra esperienza. Perché avere la casa in cima alla salita non era abbastanza. Gli scalini diventano il sostitutivo della palestra. Almeno sai come smaltire la feta. Arrivi in ufficio e dopo il primo giorno ti sei già ambientato a dovere: sai dove sta il caffè e che il forno è dietro l’angolo. Per le attività poi, si dovrebbe aprire un capitolo a parte.
A volte arriva lo sconforto, arriva forte e chiaro. I ripensamenti sono sempre in agguato dietro l’angolo, le altre scelte sempre pronte a spuntare da ogni dove, gli “avrei potuto” accumulati sotto al letto quando le cose non vanno come avevi previsto. Lo Sve si nutre e ti nutre anche di questi momenti, dimenticati o almeno accantonati al primo successo personale, alla prima “spanakopita” comprata usando solo la lingua greca, alla prima intervista pubblicata sul magazine, alla prima puntata radio e al primo amico fuori dall’associazione.
Ad oggi non so ancora se questo sia davvero lo Sve perfetto, ma posso solo dire che a distanza di un mese ho capito una cosa: dipende da me.